Prime
pagine ed editoriali
L’editoriale (Settembre 1992)
Quest'estate, a San Vito, è successo
qualcosa su cui
vale la
pena di riflettere. Ci deve essere in giro qualcuno convinto che basti esibire porchette sui tavoli
e castrati sui palchi, magari con contorno di onorevole nostrano, e l'estate turistica è
bell'e fatta.
Beh, le cose non stanno esattamente così,
come i fatti
hanno
dimostrato. Fra soldi pubblici - Comune e Provincia - e investimenti privati, di operatori
turistici, si sono spese somme ragguardevoli, milioni su milioni. I risultati,
a consuntivo della stagione, sono stati decisamente al di sotto delle aspettative.
Proviamo a chiederci perché.
Certo non sono mancate le iniziative,
quest'anno numerose
come
mai. Ma, a ben guardare, più che ad una "estate sanvitese" si è assistito ad una
"sagra delle sagre", con proposte ora valide, ora francamente insensate. E
soprattutto: ma si può veramente pensare che un'estate turistica possa
risolversi in una serie ininterrotta di "sagre" mangerecce? davvero ci si
raffigura l'utente estivo
-
turista o residente - come qualcuno che la sera pensi solo a riempirsi lo
stomaco? La gente cerca "occasioni" di svago e per stare insieme; cerca
"chiasso", ma anche silenzio; vuol nutrire le mucose gastriche, ma anche
le cellule cerebrali. L'offerta dev'essere varia e
articolata: lo è stata,
quest'anno?
Seconda grande questione. Sono scesi in
campo, nell'estate,
due
soggetti: i privati, il Comune. I privati si sono impegnati molto. Si può
discutere su pregi e limiti della loro iniziativa, ma certo si sono
impegnati. Il Comune si è distinto per due aspetti:
1) per la sua assenza, quale centro
di propulsione e coordinamento dell'offerta turistica;
2) perché, quando si
è mosso, lo ha fatto
con una
logica punitiva e di contrasto verso l'attività degli altri soggetti: iniziative in
sovrapposizione e in
concorrenza,
carenza di parcheggi, caos nel traffico, multe a raffica, pulizia e nettezza urbana
carenti, e via di
questo
passo.
Una cosa è emersa, con certezza: questa
amministrazione
democristiana
è un ostacolo allo sviluppo turistico di San Vito; e non è cosa da poco. La sua direzione
di marcia non è di porsi al servizio degli interessi economici, sociali, culturali
e turistici
di San
Vito. Tutt'altro. Suo obbiettivo è riaffermare "qui comandiamo noi";
suo
scopo è
rafforzare il potere di boss e bossetti; il risultato è deprimere e
dividere il nostro paese. Ben altro clima e risultati ci sono stati nei mesi
della
Ginestra
al Comune! Si è creata, quindi, una contraddizione molto seria. Non fra Paese,
Marina, S. Apollinare: chi dice questo dice sciocchezze, magari interessate. Il
contrasto vero è fra gli interessi, anche turistici dei cittadini e degli
operatori economici di San Vito - da una parte; e dall'altra parte un Comune
democristiano
che
guarda invece al potere e agli interessi economici ed elettorali dei
suoi capi, esponenti e faccendieri. Tornerà un'altra estate.
Bisogna prepararsi per tempo, studiando le
cose da fare
e gli
ostacoli da rimuovere.
Questa Giunta DC è un ostacolo.
Antonio Giannantonio
Non c'è tempo da perdere. (Ottobre 1992)
Le tremende notizie che giungono dalla
Regione - la giunta in galera - imprimono una svolta ad un deterioramento che
da tempo non ci stanchiamo di denunciare. Ormai non c'è più tempo da perdere. Siamo
in presenza del collasso e del disfacimento di un intero ceto politico e del
sistema da esso costruito. Lo stesso personale, gli stessi metodi, stanno
portando San Vito allo sfascio. Non ci troviamo di fronte ad una novità
assoluta, ma certo a una brusca accelerazione. I sintomi erano stati avvertiti
da tempo; e la nascita della Ginestra, il suo strepitoso risultato elettorale,
il fatto che mezzo paese avesse già voltato le spalle alla DC, ne avevano
rappresentato il termometro. La giunta con la Ginestra stava operando bene. La
sciagurata decisione di due individui passati alla dc
di mettere in minoranza la Ginestra ha reso di tutta evidenza:
- che la DC è il più
feroce avversario del buon governo;
- che questa stessa
DC non è in grado di governare.
I fatti parlano. Nel frattempo, e
drammaticamente, l'intera Italia è scossa dalle fondamenta, col rischio di
crollare. Ai cittadini, San Vito compresa, vengono imposti sacrifici enormi, ma
senza prospettive chiare. Non possiamo, da qui, risolvere i problemi della
Nazione. Ma quelli del nostro paese possiamo affrontarli. La DC, il suo sistema
di potere, di ricatti, di inefficienze di incapacità, la Nenna,
D'Atri: ebbene, costoro se ne devono andare dal Comune.
E', ormai, una questione di sopravvivenza e
di decenza.
Bisogna restituire il Comune alle forze sane
di San Vito. Noi non facciamo campagne-acquisti sotto banco, da mercato delle
vacche. Lanciamo una proposta chiara, precisa, alla luce del sole: siamo
disposti, per il bene di San Vito, a fare subito una nuova giunta, con la
Ginestra e con i consiglieri eletti nella .lista DC e non compromessi col suo
sistema di potere. Siamo qui, pronti.
Aspettiamo un gesto che, ne siamo sicuri, è
nelle loro possibilità.
Editoriale (Novembre 1992)
La verità è venuta a galla, alla fine. Ed è
questa nuda e cruda: la DC ha fatto perdere a San Vito un finanziamento di 4
miliardi per il porto
turistico;
e per di più il Comune deve pagare 400 milioni al progettista (scelto dalla DC) di
quell'opera mai realizzata.
Ma allo scandalo, al danno per il Comune, la
DC ora aggiunge la
mazzata
per i cittadini.
La Giunta comunale, a tambur
battente, ha deciso:
-
aumento della tassa per le immondizie;
-
scuola materna:
*
aumento di 10.000 lire mensili del bus;
* aumento dì 10.000
lire mensili della quota fìssa;
* raddoppio del
prezzo del pasto;
- altri rincari e
tasse che sono in preparazione.
Questi aumenti serviranno per pagare i 400
milioni.
Cioè: la DC toglie soldi dalle tasche delle
famiglie già tartassate, dei commercianti e artigiani già in difficoltà, per versarli
nel portafoglio dei
progettisti
e per coprire un maledetto imbroglio, frutto del sistema di potere, del
clientelismo e dei maneggi della DC e dei suoi esponenti, anche sanvitesi. Un
partito e una giunta (sia quella presente che quella passata, guidata da D'Atri)
screditati e incapaci si permettono ancora di far pagare alla gente le conseguenze delle
loro azioni. Questo non si può accettare.
Noi chiediamo:
- ritiro immediato
degli aumenti di tasse;
- verifica rigorosa
della vicenda, per vedere se il progettista va veramente pagato, e chi deve farlo;
- indagine da parte
della magistratura.
E poi, se ci sarà da pagare, paghino i
responsabili, non i cittadini.
Una DC da buttare (Dicembre 1992)
La "società dei consumi" impone la
circolazione di beni deteriorabili. Ciò che si compra non deve durare, ma
essere consumato e rimpiazzato dal nuovo acquisto. Così la produzione non si
ferma e il ciclo economico resta in attività. Nascono da questa esigenza il
rasoio o l'accendino bic, i piatti di carta, le
automobili che dopo qualche anno sono da sostituire. E' la filosofia dell’”usa e
getta". Ma si tratta, in questi casi, di prodotti che comunque vengono
usati, e che prima di essere gettati via hanno assolto ad una qualche utilità. La
DC di San Vito non rientra in questa categoria. Nell'ultimo consiglio comunale
la DC ha confermato gli oltre cento milioni di tasse in più imposte ai
cittadini. Scuola, nettezza urbana, trasporti, servizi degli uffici comunali: è
stato tutto rincarato. A nulla sono valse le ragioni e le proteste della
popolazione, la già pesante situazione economica delle famiglie, dei lavoratori
dipendenti, degli autonomi. A nulla sono servite le proposte precise
dell'opposizione - la Ginestra - che ha dimostrato come si potesse ugualmente
pareggiare il bilancio senza imporre nuove tasse. La DC ha tirato dritto, le
nuove tasse sono state confermate. Queste tasse servono soltanto a tenere in
piedi gli sprechi, le inefficienze il sistema di potere di questa banda che si
è impadronita di San Vito. Non hanno alcuna utilità pratica di investimento,
vanno solo a finanziare il circuito dc e sono un
altro intollerabile peso per le famiglie.
Questa non è nemmeno una DC usa e getta. E'
solo da buttare.
Una vergogna (Gennaio 1993)
È il 3 gennaio. San Vito è coperta da circa
mezzo metro di neve. È tutto bloccato, non si circola, nemmeno a piedi; non si
può addirittura uscire di casa. Un paese paralizzato. Nella tarda mattinata,
verso le 11, sale in Paese la ruspa del Comune con tre operai. Vengono dal
deposito della Marina. Arrivata al bivio della piazza, la ruspa gira su verso
Lanciano, creando uno stretto passaggio con la pala meccanica; all'altezza di
San Rocco, svolta a sinistra, supera il binario, apre un altro sentiero per
poche decine di metri. Poi si ferma, torna indietro, si ferma di nuovo.
C'è lì una grande casa, (…). GIi operai e il mezzo del Comune cominciano a spalare Io
spiazzo, privato, davanti al cancello della villa. II tempo che ci vuole, e Io
puliscono a specchio. Ma è nevicato anche dentro, nell'ampio cortile del
palazzo. Di neve ce n'è tanta, come davanti a tutte le case degli altri
cittadini. Gli operai deI Comune scendono dal mezzo,
si tirano su le maniche, aprono il cancello. La ruspa finalmente può entrare e
togliere la neve, dal cortile e da ogni angolo della privatissima proprietà del
privato cittadino (…). Ma ci sono i punti in cui la pala non può arrivare o può
magari fare danno: ci sono le piante, le gradinate, i vasi, anch'essi con tanta
neve sopra... Gli operai provvedono a braccia. L'operazione si capisce, è
lunga; e anche delicata. La villa è di valore e chi la abita, poi,
figuriamoci... Ci vuole almeno un assessore a controllare i lavori. E
l'assessore c'è, puntuale: (…).
Si son fatte le due del pomeriggio, la ruspa
con gli operai è sempre lì. Nel resto di San Vito, la gente può anche crepare.
Se un anziano non può uscire di casa, si arrangi; se ti serve un medico,
aspetti domani se ce la fai, oggi non si passa; se crolla il tetto, te Io tieni
addosso; se devi raggiungere la stalla con le bestie sprofonda pure. La ruspa e
gli operai del Comune servono alla (…). Alla fine, terminati i lavori alla (…),
con i mezzi e i soldi del Comune, gli operai se ne tornano a casa con la ruspa.
Dicono di essere troppo stanchi per poter pulire il resto del paese.
Tutto questo è realmente successo: a San
Vito, il 3 gennaio 1993, sotto circa mezzo metro di neve. Noi non sappiamo se e
quali reati si configurino in questa vicenda di bieca arroganza. Non sappiamo
se c'è interesse privato in atti d'ufficio; se c'è I abuso di potere; se c'è
uso improprio di mezzi e personale pubblico; non sappiamo se e a quale crimine
corrisponda l'abbandono di un intero paese in difficoltà per fare i comodi
della (…). Non lo sappiamo, non siamo giudici. Abbiamo perciò informato la
magistratura dell'accaduto. Sappiamo però che il Comune, con uomini e mezzi,
non è il servo di casa (…). Per questa vergogna qualcuno dovrà pur pagare.
Un fiore fra le rovine (Febbraio 1993)
Avevamo visto giusto, avevamo visto prima.
Di questo movimento, la Ginestra, cominciammo a parlare nell'estate dell'89. A
quel tempo, c'era ancora il muro di Berlino, il PCI non era ancora PDS, gli
altri partiti (la DC, il PSI) erano ancora sulla cresta dell'onda e alcuni si
ritenevano i padroni dell'Italia. Avevamo capito, per primi, di cosa c'era
bisogno. Di un "qualcosa" che fosse, al tempo stesso, contro un
sistema di governo non più tollerabile, ad ogni livello; e, soprattutto, che
sapesse indicare vie nuove da percorrere, per corrispondere alla richiesta di
cambiamento che già si avvertiva tra la popolazione.
Non era impresa facile, nè
lo è tuttora. Per riuscirci, si sono uniti uomini e donne di varia provenienza
politica, sociale, culturale, accomunati da una idea grande e originale, per
andare oltre gli schieramenti di partito e costruire nella diversità (anzi,
grazie ad essa) un movimento che fosse tre cose insieme: specchio
dell'articolata realtà di San Vito; interprete delle sue energie migliori;
punto di riferimento - politico e culturale - della domanda latente di rinnovamento.
A distanza di tre anni dalla nascita, dopo il grande risultato delle elezioni
del '90, dopo le positive prove fornite nei pochi mesi in cui ha potuto
amministrare (prima del ritorno dei mercanti nel tempio) la Ginestra
rappresenta oggi non solo un faro di speranza, ma una realtà consolidata.
Mentre in Italia crolla il regime di certi
partiti; mentre si sgretola sotto i colpi della giustizia e fra il rumore di
manette il mito gaspariano dell'Abruzzo "isola
felice" (in galera la giunta regionale, quella di Chieti, politici è
amministratori di altri comuni, lo stesso Gaspari
inquisito, ombre che si allungano su San Vito) la popolazione di questo nostro,
piccolo comune sa che c'è una forza di ricambio, pronta e vitale, la Ginestra.
Un movimento di persone oneste, non compromesse, che trae la legittimità non
dal riferimento a boss di partito, ma dalla sua attività e dal consenso della
cittadinanza.
Non è poco, di questi tempi. Avevamo visto
giusto.
Prima che sia troppo
tardi
(Marzo 1993)
Dicevamo, sullo scorso numero di questo
giornale, che ombre di scandalo si allungavano su San Vito. Quelle ombre hanno
preso corpo, appena un mese dopo. Due assessori (…), sono stati rinviati a giudizio
dalla magistratura per "abuso in atti d'ufficio". Vanno ad
aggiungersi agli altri due consiglieri dc. (…), già
sotto processo per vicende legate ad acquisti effettuati dal Comune. Ben
quattro, dei dodici consiglieri di maggioranza, un terzo, sono alle prese con
la giustizia. E forse, chissà, siamo appena alla superficie, o all'inizio.
Basterebbe già questo per pronunciare una definitiva sentenza politica su
questa DC e sul gruppo di potere che da decenni spadroneggia su San Vito; e per
rimandare a casa (e qualcuno in galera, decideranno i giudici) definitivamente
un ceto politico condannato dai fatti, prima ancora che dai tribunali.
Dai fatti. Il Comune è allo sfascio e San Vito
è un paese senza guida, senza investimenti; senza progetti. L'edilizia è ferma
perché mancano i piani particolareggiati (gli unici due li fece la Ginestra);
la zona artigianale è rimasta ai lavori che avviò la Ginestra, oltre due anni
fa. La Vianini mette in cassa integrazione: soldi in
meno per le famiglie, per l'economia sanvitese, il posto di lavoro in pericolo,
e il Comune non dice una parola; le case popolari al Paese e Sant’ApoIlinare sono finite da tempo e non vengono assegnate.
Poi il capitolo dei debiti, spaventoso: 400 milioni da pagare alla PROGER – così
ha deciso il Comune - per il porto mai fatto; creditori che chiedono altre
centinaia di milioni; per il "belvedere mare-monti" si sta pagando il
mutuo su 400 milioni mai utilizzati. C’é la vicenda del Colle, due miliardi
spesi a piacimento e un collaudo che, a distanza di anni, non viene ancora
effettuato. E se non bastasse, tasse su tasse: ora arriverà la mazzata deII’ICI, sulla casa, che il Comune ha fissato addirittura
al 5 per mille. Nemmeno un'idea per la stagione turistica, nè
un soldo, e - a tutt'oggi - neanche l'ultimazione dei lavori (parcheggio,
sistemazione del lungomare) iniziati due anni fa dalla Ginestra.
Gli operatori economici - del turismo, dell’artigianato,
del commercio, dell'agricoltura – vedono i loro sforzi e le loro capacità
limitati e compromessi dall'assenza di un punto di riferimento nel Comune,
dalla mancanza di plani, di indirizzi, di certezze. I disoccupati non scorgono
un futuro, le famiglie vivono peggio. Un terzo dei bambini della scuola
materna, dopo l'aumento delle tasse scolastiche, ha dovuto rinunciare a vitto e
trasporto. E ora anche gli scandali e i rinvii a giudizio. Per l'amor di dio,
rimandiamoli a casa, prima che facciano altro danno.
E liberaci dal male...
(Aprile 1993)
Così se ne sono andati, alla fine. E nel
modo più inglorioso: inseguiti dai provvedimenti della magistratura, preceduti
dalla comprovata incapacità ad amministrare. Come gli austriaci nel Bollettino
del maresciallo Diaz, risalgono scomposti le valli che avevano disceso con
orgogliosa sicurezza. I dieci consiglieri dc di San Vito,
con sindaco in testa, più i due begli acquisti che avevano fatto tra gli eletti
della Ginestra, di colpo hanno gettato la spugna e se ne sono tornati a casa,
provocando Io scioglimento del consiglio comunale e l'arrivo del commissario
prefettizio. Di colpo, ma non tanto. Come in ogni crollo improvviso, di regime
o di palazzo, le fondamenta erano in realtà incrinate da tempo, corrose dalla volontà
di rinnovamento della popolazione, tarlate dai vizi di un potere cieco e chiuso
di fronte ad ogni altra esigenza che non fosse la propria permanenza al comando
e l'opportunità di affondare le mani, fino ai gomiti, nel pubblico denaro. Esauriti
i soldi, prosciugate le risorse comunali regionali e nazionali: vistisi di
fronte non più abitanti inermi e rassegnati e un’opposizione frantumata ma, al
contrario, una cittadinanza ormai consapevole dei propri diritti e con un
valido strumento, la Ginestra, per farli valere, costoro - cioè la DC e il suo
gruppo di potere - non hanno saputo più che fare. Si sono trovati davanti, come
un fantasma, una cruda verità; San Vito non ha più voglia di sopportarli. E
sono fuggiti, come disertori. Meglio tardi che mai. Ma con un'altra perfidia,
un ultimo danno inferto a San Vito: se ne sono andati agli inizi di aprile.
L'avessero fatto quindici giorni prima, alla metà di marzo, si sarebbe tornati
a votare tra poche settimane, a giugno sarebbe stato tutto risolto. E Io
sapevano. Perciò hanno fatto scadere il tempo. Per far passare i mesi,
lasciando fino a novembre San Vito senza amministrazione, con la stolida speranza che la gente dimentichi le loro malefatte.
Disperata illusione. Nessuno dimenticherà niente, nemmeno quest'ultima infamia.
Solidale protesta (Maggio 1993)
La Ginestra ha promosso una raccolta di
firme, alla quale stanno aderendo centinaia e centinaia di sanvitesi, per far
togliere l'aumento deII'ICIAP, deciso dal commissario
al Comune. L'IClAP è la tassa comunale sulle attività
commerciali, artigianali e professionali. In pratica, la paga chiunque svolga
un’attività indipendente. II commissario ha deciso - ne ha il potere - un
aumento del 25% di questo tributo. La tassa, e l'aumento, colpiscono quindi
alcune categorie, e non altre. Ma stanno firmando tutti, dai commercianti alle
casalinghe, dagli artigiani ai pensionati, ai disoccupati, agli impiegati.
Tutti, senza distinzione di lavoro o di reddito. Perché questa corale, unanime
adesione? Le ragioni, crediamo, sono soprattutto due. La prima, è che non se ne
può più. Nell'ultimo anno, i prelievi statali e locali si sono accresciuti in
maniera intollerabile, sia con l'aumento di tasse esistenti sia per la
creazione di nuovi balzelli. Sono aumentati i costi della sanità, l’Irpef,
l'Inail, l'Iciap, il gas, i bolli, il canone tv, la
patente, la vidimazione dei registri; è stata introdotta l'imposta sulla casa,
la "minimum tax", c'è stato il prelievo sui
risparmi bancari e postali; a San Vito sono state aumentate le tasse sui
servizi scolastici, comunali, sui rifiuti. Ora l'Iciap
aumenta ancora, mentre negli ambienti comunali si parla di raddoppiare la tassa
sui rifiuti. Le famiglie e le attività produttive sono stremate da questi
prelievi incessanti. La seconda ragione, che porta i cittadini a firmare, è la
comprensione – finalmente - che non esiste la salvezza di alcuni a discapito
degli altri. È tutto legato. Si è capito che San Vito sta vivendo la fase più
incerta e pesante della sua storia recente. Le attività produttive sono quasi
scomparse; non c'è creazione di nuovi posti di lavoro in nessun settore. II
reddito reale del paese diminuisce ogni giorno di più, stretto nella tenaglia
della crisi economica e del prelievo fiscale. Ora la cassa integrazione ai
cantieri Vianini viene a togliere altre risorse e
rende il futuro ancora più incerto. In questa situazione gli abitanti di San Vito
- e quel poco che resta delle sue attività produttive, commerciali,
professionali - non possono sopportare nuove tasse, altro prelievo di denaro
dall'economia cittadina. Perciò firmano tutti, perché è scattata una comune
protesta e perché si è creata una nuova solidarietà fra i cittadini e le
categorie: solidarietà concreta, basata sulla comprensione dei fatti e sui reali
interessi comuni. Noi speriamo che questa civile forma di protesta serva, per
eliminare l'aumento di tasse e impedirne altri. Osservazioni conclusive. Tante
grazie alla DC, che ha fatto sciogliere il consiglio comunale e venire il
commissario. Bella roba. II commissario decide da solo, non deve rendere conto
a nessuno. E una cosa vogliamo dire pure al commissario: San Vito non accetta
che, mentre da una parte egli non affronta le vere esigenze del paese - perché,
dice, vuol fare solo ordinaria amministrazione - dall'altra aumenta le tasse.
Le tasse non sono "ordinaria amministrazione". Nè
i cittadini vacche da mungere.
La Frana (Giugno 1993)
Pensate: anche San Vito avrebbe potuto
votare il 16 giugno scorso con la nuova legge elettorale, e avremmo già da un
mese un sindaco e un consiglio nuovi al lavoro. La DC si è dimessa dal Comune
il 2 aprile e, disponendo di 12 consiglieri su 20, ha così provocato lo scioglimento
del consiglio comunale. Se si fossero dimessi quindici giorni prima avremmo
votato a giugno; invece staremo senza amministrazione fino a novembre. È chiaro
che l'hanno fatto apposta, sperando che nel frattempo la popolazione dimentichi
le loro colpe. Ancora una volta, la DC ha fatto prevalere i suoi calcoli di
potere e di bottega. Questo è un partito che ormai non c'entra più niente con
gli interessi veri dei sanvitesi. Non è più neppure un partito, è una struttura
di potere che frana. A San Vito, con la maggioranza in mano, si sono dimessi; a
Lanciano, altra maggioranza assoluta, sta per succedere Io stesso; a Chieti.
idem, il Comune è stato sciolto, con raggiunta delle carceri per gli
amministratori. Gaspari passa ore dai giudici, sotto
interrogatorio; il capo della USL di Lanciano, (…), è in galera, accusato di
imbrogli che coinvolgono la famiglia della (…); la stessa (…) finisce sui
giornali non per opere di bene ma per cene a sbafo. Tra il 6 e il 20 giugno la
DC è stata cacciata da tutte le amministrazioni comunali, a partire da Rocca San
Giovanni per finire al Piemonte e alla Sicilia, al Veneto e alle Marche,
dappertutto. II Comune di San Vito - cioè le varie amministrazioni dc - è interessato da almeno tre procedimenti giudiziari:
per rilascio di licenze, per il porto turistico fantasma, per i lavori sul
Colle. I carabinieri, un giorno sì e uno no, vengono a sequestrare documenti, a
interrogare, a cercare prove e riscontri... E intanto San Vito è senza
amministrazione. Bisogna evitare che la frana della DC trascini con sé il paese
in un abbraccio mortale, come già sta succedendo. È da anni che San Vito non è
governata, non ci sono programmi nè investimenti
comunali, non c'è nemmeno l'ordinaria amministrazione quotidiana. Come
conseguenza il paese si impoverisce, sul terreno economico come su quello civile.
Una DC senza idee, accecata soltanto dal potere, sta rovinando San Vito. E
attenzione, questi ci riproveranno, alle prossime elezioni. Già si vedono in
giro movimenti e manovre: tentano di cambiare qualche faccia, forse anche nome
e simbolo sulla lista, per continuare a comandare. Bisogna impedirIo.
San Vito ha un futuro soIo se si uniscono le sue due grandi
risorse: gli interessi della popolazione (dei lavoratori, degli operatori
economici, dei giovani, degli intellettuali, delle famiglie) e l'unica forza di
rinnovamento reale e credibile, la Ginestra.
Due fatti, un significato (Luglio-Agosto 1993)
Vogliamo fare alcune considerazioni su due
fatti - su ciascuno di essi troverete più ampie notizie all'interno del
giornale - e tirare una prima, provvisoria conclusione.
Primo fatto. II commissario prefettizio al comune di San
Vito aumenta la tassa ICIAP, quella pagata da artigiani, commercianti,
professionisti. La Ginestra avvia una raccolta di firme per chiedere il ritiro
dell'aumento. E succede una cosa strana: benché la tassa riguardi solo una parte
della popolazione, a firmare vengono a centinaia e centinaia, alla fine saranno
intorno alle mille e trecento persone. E non finisce lì. I commercianti,
artigiani ecc. si organizzano, vanno numerosi dal commissario, dalla Ginestra,
ci tornano più di una volta, chiedono il rispetto dei loro diritti, di lavoratori
e di cittadini.
Secondo fatto. Questo giornale ha lanciato, il mese
scorso, l'iniziativa "Cara Ginestra...", chiedendo ai lettori di
segnalarci per iscritto i problemi, pratici e quotidiani, da risolvere a San Vito.
In verità, qualche scetticismo sulla riuscita dell'iniziativa circolava anche
fra noi, circa il fatto che la gente si mettesse a pensare alle cose che non
vanno, a scriverle, comprare il francobollo, imbucare la lettera... Ebbene, abbiamo
invece ricevuto diecine di lettere, con segnalazione di questioni reali e
importanti.
Conclusione. Hanno un significato questi fatti, e che
cosa Ii collega, se esiste un collegamento? Noi
pensiamo di sì, che ci siano il significato e il collegamento. E che c'è una
conclusione molto chiara, da trarre: gli abitanti di San Vito hanno deciso di
contare, di impegnarsi direttamente e allo scoperto sulle cose che li
riguardano, sulle cose che valgono. Così si spiegano il migliaio e passa di
firme suII'ICIAP. così si spiegano le lettere
ricevute da "Cara Ginestra...". La rottura della cappa di potere
democristiano, che avvolgeva e soffocava tutto, sta provocando l'emergere di
nuove energie, di forze fresche che guardano le cose con occhio diverso, che
parlano un altro linguaggio. O magari Io sguardo e la lingua sono gli stessi,
solo che prima quegli occhi erano chiusi e le bocche tacevano. Ora si aprono.
Stiamo assistendo, in definitiva, alla nascita di una nuova classe dirigente.
Lo scossone dato al gruppo di potere dc ha cambiato
le coscienze; i metodi di comando, finora accettati o subiti, cominciano ad
essere rifiutati, non solo a parole quanto nei fatti, con il diretto scendere
in campo di parti sempre più consistenti della popolazione. Si è aperta una contraddizione:
da un Iato questa nuova realtà, fatta di maturazione, di protagonismo, di
voglia di rinnovare; dall'altro lato il gruppo di potere dc,
sempre più squalificato, ma sempre tenacemente attaccato ai posti di comando.
Non può durare a lungo così. Le elezioni di novembre saranno l'occasione per
sbaraccare il vecchio e affermare il nuovo, che già c'è.
Elezioni (Settembre 1993)
La DC
A due mesi dalle
elezioni a San Vito, proviamo a dare uno sguardo alla situazione delle
principali forze che aspirano alla guida del Comune: la Ginestra e la DC.
Cominciamo da quest'ultima. La Dc è in un pantano. A livello nazionale incontra
solo rifiuti (nelle elezioni del 6 giugno ha perso dappertutto), il gruppo
dirigente è spaccato e contrapposto, centinaia di suoi esponenti sono inquisiti
o in carcere, altissimi dirigenti sono accusati nientemeno che di omicidio e
mafia. Per di più, ha perso la guida del governo e la posizione di centralità.
A livello locale, la situazione è
altrettanto disastrosa. A Pescara, Chieti, Atessa, Lanciano, e in diecine di
altri posti, la DC con la maggioranza - addirittura assoluta - ha dovuto
lasciare i Comuni, o per dimissioni, o perché finita in galera, o per manifesta
incapacità a governare. A San Vito la musica non cambia. Il vecchio gruppo di
potere (...) è storicamente superato e politicamente impresentabile, travolto
da varie vicende e dal giudizio popolare. Quelli che dovevano rappresentare il
"nuovo" (l'amministrazione di Bucciarelli,
Lodi, CaporreIIa e compagnia bella) sono naufragati
miseramente, scappando nottetempo e lasciando il comune allo sbando. Dato che
non può ripresentare nessuno delle passate amministrazioni (a meno di non voler
far ridere tutta San Vito) e avendo difficoltà persino a riproporre Io scudo
crociato, alla DC non resta che una via: tenere in vita la vecchia politica e
lo stesso gruppo di potere, mascherandoli dietro nomi nuovi e un simbolo
diverso. In sostanza, cambiare tutto per non cambiare nulla. Operazione
disperata e politicamente truffaldina.
Se è così, ci dobbiamo aspettare una lista
(magari presentata come "civica") con facce nuove, con un simbolo
nuovo, e, dietro di essa, a dirigere l'orchestra, manine e manone
della (…) e dei suoi soci di sempre. Non sappiamo se ce la faranno, se
troveranno persone disposte a quest'opera di bassa cucina (ma qualche merlo,
alla fine, si rimedia sempre) che ripropone pietanze ammuffite, riscaldate
nelle solite pentole e cambiando solo le posate. Se ci riusciranno, li
sentiremo gridare, statene certi, che hanno "cambiato tutto": ne sono
capaci. Di dirlo.
La Ginestra
"Noi non abbiamo
bisogno di cambiare per cambiare. Le
operazioni di facciata, sostituire le vetrine per lasciare nel negozio la
stessa merce, non ci interessano" dicono alla Ginestra. La Ginestra è un
movimento nato appena da tre anni. Se avesse bisogno di sbaraccare tutto, se
non potesse ripresentare nessuno (il riferimento è alla DC) significherebbe che
ha sbagliato tutto e che non ha dirigenti credibili. “Le cose, per noi, stanno
in modo profondamente diverso", spiegano. La Ginestra ha anticipato i
tempi. Ciò che oggi si cerca in tutta Italia, il superamento delle vecchie
forme di partito, l'unione delle forze progressiste, schieramenti e programmi
che nascano dalle esigenze della popolazione e non da pregiudiziali
ideologiche: ebbene, tutto questo la Ginestra l'ha visto, e soprattutto
realizzato, prima degli altri. “Noi non chiediamo a nessuno nè
tessera nè professione di fede. Chiediamo invece di
avere un orientamento progressista, di rifiutare logiche di clientela,
arroganza, difesa di privilegi".
Che significa, essere progressisti?
"Significa non ragionare secondo interessi di parte nè
per conquistare potere di partito o personale. Finora è stato così: tutte le
scelte a San Vito - tutte - sono scaturite dalla DC e dal gruppo che la guida.
La politica del cemento armato, delle opere inutili, dei miliardi e miliardi
spesi in questo modo: questa politica nasceva dagli interessi di un partito,
che così manteneva clientele, affari, potere, con un fiume di denaro che è
uscito dai rubinetti pubblici per finire in tasche private. Le esigenze della
popolazione di San Vito (occupazione, servizi, turismo, assetto urbanistico,
tutela dell'ambiente) non sono nemmeno prese in considerazione, da quel tipo di
politica e da quel partito. Noi vogliamo invece che le decisioni e le spese
nascano dagli interessi della cittadinanza, che si spenda quello che serve, e
dove serve, per migliorare le condizioni di vita degli abitanti". Non
volete "cambiare per cambiare". Significa che ripresenterete la
stessa lista del '90? "La parola "cambiare" è equivoca. Chiunque
può "cambiare" vestito, ma dentro c'è la stessa persona. Noi vogliamo
il “rinnovamento”: nei programmi, nelle scelte, nel modo di guidare il Comune,
nel rapporto con la cittadinanza.
Per farlo c'è bisogno di molte cose, di
competenza amministrativa, di esperienza, di preparazione specifica nei singoli
campi, e di un atteggiamento democratico, aperto. Noi stiamo costruendo una
lista in cui ci sia tutto questo". Poche novità, quindi? "Tutt'
altro, anche la lista sarà profondamente rinnovata". Qualche
anticipazione? "La lista è quasi finita, i nomi li comunicheremo quando
sarà ultimata. Possiamo dire con certezza che sarà mantenuto un nucleo di
consiglieri uscenti, di comprovata competenza e capacità amministrativa, perché
sarebbe un grave errore - e lo pagherebbero i cittadini - mandare al Comune
solo consiglieri alla prima esperienza; c'è un'ampia e qualificata presenza
femminile; vi sono esponenti del mondo imprenditoriale, del commercio, delle
libere professioni, della cultura. È una lista che ha guardato a tutto il
territorio di San Vito e ha cercato dappertutto capacità, competenze, moralità,
impegno".
E li avete trovati? “Li abbiamo trovati. La
gente di San Vito condivide le nostre idee, è disposta a candidarsi con la
Ginestra. Questa lista rappresenterà il nuovo che esiste e che è venuto avanti
a San Vito”. Prevedete molti voti alla Ginestra? “Ce lo auguriamo. Nel '90
abbiamo preso metà voti e metà consiglieri, ne basta qualcuno in più. Non
abbiamo costruito una lista "per prendere voti": noi presentiamo uno
strumento per governare San Vito, proponiamo una “squadra” efficiente, pulita,
democratica, in cui ciascun cittadino può riconoscersi e avere fiducia. Noi
vogliamo unire San Vito su obbiettivi di progresso e ricomporre ciò che la DC
ha diviso. Chiediamo il voto per tutto questo".
Cari concittadini... (Ottobre 1993)
Cari concittadini,
partiamo da un rimprovero. Ogni tanto incontriamo qualcuno che si lamenta di
non ricevere questo giornale, e magari ci chiede quanto costa averlo. II
giornale è gratis, come sapete, e cerchiamo di mandarlo a tutte le famiglie di
San Vito. Se qualche nome o indirizzo d sfugge ce ne scusiamo: basta segnalarlo
e provvederemo. Ma il rimprovero significa che il giornale è atteso e ben
accolto, e chi non Io riceve sente che gli manca qualcosa.
Ci chiediamo a volte; noi che Io scriviamo e
il movimento che Io pubblica ("La Ginestra"), i motivi del successo
di questo giornale. E di risposte ne troviamo più di una. Perché pubblichiamo
notizie che altrimenti non si troverebbero da nessuna parte; perché parliamo di
tante cose (libri, famiglie, ricordi, storia, costume, agricoltura, politica
comunale, problemi della cittadinanza e, perché no, diamo spazio anche a un po'
di ironia e divertimento); perché apriamo le pagine alla voce dei cittadini;
perché facciamo inchieste importanti (il porto, il Colle, il Feltrino, il ponte
sul lungomare). Ma c'è, probabilmente, una ragione che le racchiude tutte:
perché questo giornale è un servizio reso alla popolazione. E perché è con
spirito di servizio che chi Io scrive e chi lo pubblica si pone davanti ai
problemi e agli abitanti di San Vito. Perciò ci sentiamo di augurare, a voi e a
noi, che questo giornale abbia lunga vita. San Vito ha bisogno assoluto di
essere rinnovata e migliorata, non può aspettare più a lungo. Se con il
giornale portiamo anche un solo mattone utile alla costruzione di un nuovo
edificio, se in qualche modo aiutiamo la crescita di una moderna coscienza civile,
bene, allora abbiamo assolto al nostro compito.
Oggi la necessità di cambiamento incontra un
importante appuntamento. Il 21 novembre prossimo si vota per rinnovare il
Comune, eleggere il nuovo consiglio comunale. Il nuovo sindaco. Noi consigliamo
di votare Ginestra. Ci permettiamo di farlo con lo stesso spirito di servizio
che ci porta a stampare questo giornale e inviarlo ogni mese nelle vostre case.
La Ginestra rappresenta ciò che di nuovo, di pulito, di efficiente e
democratico è venuto avanti in questi anni a San Vito. Della Ginestra abbiamo
avuto modo di conoscere il programma (che sta per essere diffuso a tutta la
popolazione), di apprezzare la lista, composta di uomini e donne di grande
levatura e competenza, di rilevare il giusto equilibrio fra esperienza e novità
nella scelta dei candidati. II vecchio, benché sconfitto, cerca di tornare a
galla, nascondendosi dietro altri nomi e in più di una lista. Facciamo in modo
che il suo disegno non riesca, chiudiamolo fra i ricordi e giriamo pagina,
scegliamo il rinnovamento. Per questo consigliamo di votare Ginestra.
Affidabilità (Novembre 1993)
L'attualità, a pochi giorni dal voto del 21
novembre, ci impone di tornare sull'argomento elezioni. Siamo stati buoni
profeti, a quanto pare, nel pronosticare che la DC si sarebbe presentata sotto
altro nome (si chiama "proposta democratica", stavolta) e che avrebbe
giocato le sue carte sotto lo slogan della "novità". Così è stato.
Solo che, appena buttata sul tavolo, la carta della "novità" è
apparsa subito sgualcita. E non soltanto perché a guidare quella lista è un democristiano
di ferro, addirittura già consigliere provinciale della DC; ma soprattutto per
il fatto che il "nuovo" non è un argomento. Comprare delle scarpe
nuove non significa comprare scarpe buone; anzi. possono fare molto male, al
contrario di altre già ben collaudate. Vista l'inefficacia del suo due di
briscola, la DC ha ripiegato su un altro tema: "siamo cattolici", con
ciò stesso offendendo sia la coscienza degli elettori cattolici, che non
vogliono vedere mischiata la religione alle elezioni, sia i candidati cattolici
presenti nelle altre liste, a partire dalla Ginestra. Per ora, della lista DC,
non si sa altro, e si ignorano i motivi per cui si dovrebbe votarla.
Capita, in periodo elettorale, come alle
lumache quando c'è in giro odore di pioggia. Profittando che la gente è
occupata a provvedersi di ben altri ricoveri, quei simpatici animaletti
drizzano le antenne, escono dai rifugi - tanto segreti che nessuno li aveva mai
visti nè sentiti - e si mettono a rosicchiare negli
orti, aggiungendo altri danni a quelli esistenti. Parimenti, è spuntata a San Vito
una terza lista, la Torre. Di chi la compone non si conosce alcunché, quanto a
capacità e competenze amministrative, ed è ignoto il loro programma. L'unica
cosa certa è che su tutto quanto è successo a San Vito in questi anni (dalle
tasse agli scandali, dalla farmacia al Feltrino, fino allo scioglimento del
consiglio comunale) costoro non hanno pronunciato parola, muti come pesci. E
vorrebbero amministrare..
L'altra lista in campo è quella della
Ginestra, col suo simbolo. Qualcuno ha provato a "criticarla" perché
non aveva rinnovato tutto ma conservato una parte dei consiglieri precedenti.
Chi avanzava questa "critica" ha dovuto ricredersi, perché la
cittadinanza ha capito subito che era un fatto positivo, garantiva esperienza e
competenza insieme ad una consistente operazione di rinnovamento. La lista,
poi, è riconosciuta da tutti come la migliore, per le professionalità in essa
presenti e per essere composta da persone che già nella vita e nelle attività
hanno dimostrato il loro valore. Per ultimi, il programma e lo svolgimento della
campagna elettorale. A fronte del fragoroso silenzio delle aure due liste, la
Ginestra ha fatto un programma preciso e di ampio respiro, l'ha consegnato a
tutte le famiglie, Io ha discusso e confrontato in diecine di riunioni di
caseggiato, di contrada, di zona; ha incontrato i giovani, le donne, i
dipendenti comunali, gli artigiani e commercianti. Chi decide di votare
Ginestra può farlo con ragioni molto precise: perché ha visto all'opera i suoi
consiglieri riconfermati, a cominciare dal candidato sindaco; perché ha potuto
conoscere tutti gli altri candidati, interrogarli, ascoltarli direttamente;
perché della Ginestra conosce programmi, persone, idee, realizzazioni. Non
abbiamo cambiato parere, dal numero scorso: anzi, l'andamento della campagna
elettorale ce Io ha confermato. Consigliamo di votare Ginestra. E' la lista più
affidabile, per governare San Vito.
Quarant’anni... (Novembre 1993)
Scriviamo queste note "a caldo",
mentre Io scrutìnio è in corso e i risultati giungono
ancora parziali e frammentari, ma di senso univoco: la Ginestra ha vinto, la DC
è crollata. Ed è, quello della DC, un tonfo impressionante, una caduta
fragorosa che rimbalza da una parte all'altra del territorio comunale. Non c'è
zona dove la DC vinca, non c'è zona dove la DC tenga, crolla dappertutto: al
Paese, alla Marina, da Mancini a Veri. Una frana inarrestabile. E' crollato un
dominio che durava da quarant'anni, a San Vito. Quarant'anni... Ed è stato un
dominio tutt’altro che leggero. In questi decenni il nostro paese ha conosciuto
il volto duro e becero della DC, ha sperimentato sulla sua pelle il tallone di
ferro di un gruppo che ha avuto un solo obbiettivo, una sola finalità, in tutte
le sue azioni: conservare il potere. Per quarant'anni il Comune non è stato il
luogo dal quale governare San Vito, ma uno strumento al servizio di un partito,
la DC, del suo gruppo dirigente, della famiglia che domina questo stesso
partito. Per quarant'anni la popolazione di San Vito ha dovuto subire questo
potere spietato, patirne i ricatti, i condizionamenti, le vendette. Si era
arrivati al punto di avere paura di parlare, di esprimere le proprie idee. La
democrazia, in mano alla DC e alla famiglia (…), si era trasformata in un
regime di oppressione. E’ necessario ricordarle. queste cose, nel momento in
cui San Vito si scrolla di dosso questo potere. Era ora che lo facesse. AI tonfo
impressionante della DC fa riscontro l'avanzata irrefrenabile della Ginestra,
che vince dappertutto. La Ginestra... La Ginestra è la forza del nuovo che
avanza. Se la DC viene spazzata via da San Vito il merito è della Ginestra, di quello
che ha saputo costruire, rappresentare, proporre in questi ultimi tre anni. Con
la Ginestra è venuta alla luce una San Vito nuova: una San Vito pulita,
preparata, competente, che ha saputo contrapporre iI
diritto alla prepotenza, l'unità alla divisione, il dialogo all'intolleranza. E
questo nuovo, in appena tre anni, è cresciuto al punto di spazzare via, come
fosse un fuscello, un potere che sembrava inamovibile. Si vede che ce n'era
bisogno. A San Vito si apre una fase nuova, una nuova era. E' tutto da
ricostruire, la DC ha lasciato solo macerie. Ci sarà molto da fare, ma sarà
bello farlo.
Caro amico ti scrivo... (Dicembre 1993)
La circostanza di uscire in questi giorni
festivi ci permette di formulare un doppio augurio. Il primo è ai nostri
lettori: Buon 1994 dalla Ginestra, cari amici, con l'auspicio che il nuovo anno
porti per tutti qualcosa di positivo rispetto ai dodici mesi che stanno per
concludersi. Il '93 sarà ricordato come un anno difficile e di travaglio; per
il continuare e l'acuirsi di guerre sanguinose, come in Bosnia e in Somalia;
per la crisi che stringe l'Italia, conseguenza di problemi internazionali ma
anche dei guasti prodotti da un regime corrotto e dissipatore, che ha preteso
di governare il paese e lo spingeva invece verso il precipizio. I fatti e i
personaggi che sfilano in questi giorni nelle aule di giustizia e sui
teleschermi sono la rappresentazione allucinante del punto a cui era giunto lo
sfascio morale e economico e chiariscono molte cose riguardo alle difficoltà
che la nazione attraversa. Ma il travaglio del '93 ha partorito anche
avvenimenti di segno opposto, di grande e positiva portata. Ne vogliamo
ricordare solo due: l'avvio della distensione fra Israeliani e Palestinesi, che
ha aperto una prospettiva di pace per quella tormentata regione; e la svolta
politica avvenuta nel nostro paese, in Italia. L'ItaIia
- o meglio, una gran parte di essa - sta fornendo una prova di elevata maturità
democratica, allontanando con la forza del diritto un'intera generazione di
corrotti e di falsi governanti e promuovendo, con lo strumento del voto, una
nuova classe dirigente, il tutto nella cornice della Costituzione nata dalla
lotta di Liberazione, dalla Resistenza. Questo avviene anche a San Vito. E noi,
che del vasto movimento progressista ci sentiamo parte, vogliamo qui formulare
il secondo augurio: Buon lavoro, amici della nuova Amministrazione,
consiglieri, assessori, sindaco della Ginestra. Sentiamo di interpretare il
sentimento della popolazione sanvitese, e non solo di quei tanti che vi hanno
eletto. A San Vito è avvenuto qualcosa di profondo. Il voto del 21 novembre
(ricordiamolo: oltre duemila voti alla Ginestra, appena 1.200 alla DC) ha
rappresentato la sintesi, la trasposizione numerica di un cambiamento avvenuto
nelle menti e nelle coscienze nel corso dei mesi precedenti. E' successo
qualcosa di semplice e di rivoluzionario al tempo stesso; le persone hanno
cominciato a guardare le cose, le stesse cose, con occhio diverso; e ciò che
prima sembrava normale è diventato anormale, intollerabile; e l'altro che prima
pareva strano è apparso invece normale, non solo accettabile ma doveroso. E'
così che è maturato, alla fine, il rifiuto per l'arroganza e l'incapacità e si
sono premiati, finalmente, capacità e rigore morale. A questa maturazione deve
corrispondere un governo del Comune che sia all'altezza delle aspettative e del
rinnovato senso critico della popolazione. Sappiamo che ereditate una
situazione disastrosa. Sappiamo anche che avete capacità e che non farete
mancare impegno e buona volontà. Bastano, per fare le cose che servono. Buon
lavoro, cari amici. Buon anno, cari lettori.
Dal Colle franano teste (Gennaio 1994)
Le nostra denunce non sono rimaste
inascoltate e le prime teste cominciano a cadere sull'affare del Colle, teste
importanti. Per adesso sono finiti nel carcere di Lanciano Sergio Angelini, progettista
e direttore dei lavori, e Giuseppe Marchetti Dori,
titolare dell'impresa esecutrice: nomi abbastanza noti qui a San Vito, quali
assidui frequentatori del Comune ai tempi di (…) e pigliatori
di incarichi e appalti. E non è da escludere che, prima o poi, le amorose braccia
di Santa Giovina si stringano intorno a nomi ancora
più famigliari e più avvezzi ad aggirarsi per il palazzo di città. Se ciò
dovesse accadere, ne guadagnerà sicuramente il tasso medio di moralità nel
nostro paese. Siamo stati i soli, insieme con i consiglieri della Ginestra, a
denunciare che qualcosa dì torbido si annidava fra le rocce del colle, solide o
pericolanti che siano. I nostri lettori ricordano. Abbiamo pubblicato numerosi
articoli sulla questione, ricostruendo passo passo - con
i documenti pur incompleti che avevamo - la vicenda dei due miliardi buttati
sul colle e poi scomparsi in buona parte alla vista. Quattrini che, come al
tavolo delle tre carte, ora stavano qui e poi non c'erano più, e al loro posto
comparivano perizie di varianti, pali di ferro che si conficcavano nella roccia
come fosse burro, un Comune preso da incontenibile frenesia di pagare, un
collaudo che non arriva mai, mattonelle e ringhiere di ferro comprati a prezzi
di oreficeria. E sindaci e assessori democristiani che vogliono convincere la
Ginestra a metterci una pietra sopra, prendendosi come risposta una denuncia
scritta alla procura della repubblica. Per chi non ricordasse bene i fatti, o
all'epoca non ne avesse letto, riproduciamo su questo numero due degli articoli
che la Ginestra dedicò all'argomento, nel marzo e nell'aprile scorsi. Ora si è
mossa la magistratura.
Gli arresti, e forse altre accuse e accusati
che seguiranno, non sono di per sé una condanna, e a questo basilare principio
di civiltà conviene attenersi, aspettando e valutando gli sviluppi che la
vicenda avrà e l'eventuale conferma delle accuse da parte degli organi
giudicanti. Ma per formarsi la convinzione che tutta la faccenda fosse un
maledetto imbroglio non occorre aspettare gli esiti processuali, il
guazzabuglio è già tutto lì, nelle carte consultabili e pubblicate. Da cui
risulta evidente, oltre all'incredibile balletto di cifre, perizie e giudizi
(con una sola certezza, alla fine: che la frana è come non fosse mai esistita)
appare evidente, dicevamo, che simili fatti non possono accadere "nel
vuoto", senza appoggi e coperture. O nessuno si è mai preso la briga di
guardare quelle carte e ha fatto pagare il Comune sull'unghia, pronta cassa: e
già questa sarebbe colpa gravissima e condannabile; oppure qualcuno ha visto,
sapeva, ha deciso che andava bene così e i soldi sono usciti dalle casse
pubbliche per finire in privatissime tasche. Aspettiamo il lavoro dei giudici,
forse siamo solo all'inizio nella rivelazione dei misteri di San Vito.
Rinnovamento (Febbraio 1994)
La nostra illustre concittadina Nenna Anna non è stata ricandidata per le elezioni
politiche del 27 marzo. Nonostante il suo agitarsi, è stata più o meno
cortesemente messa da parte. II treno del rinnovamento corre da tempo, ma la
signora non se ne era accorta. Quando l'ha visto arrivare, ha tentato di
mettersi in mezzo ai binari per fermarlo, e ne è stata travolta, come il 21
novembre a San Vito. Poi ha cercato di salirci sopra, sul treno in corsa, ma è
stata riconosciuta e invitata a scendere. Si esaurisce così una "carriera
politica": non come fiamma che per
forza è spenta / ma che per sé medesima si consuma, diceva il poeta
parlando di ben altre idealità. Finisce nell'indifferenza, come è giusto che
sia.
E' un
fatto positivo, e non il solo, di questa fase della vita italiana. II paese è
percorso da un fremito, avverte tutta l'importanza del prossimo voto, sente la
possibilità di una svolta. E svolta vera si augura che sia la gran parte dei
cittadini, che ha sofferto e ancora patisce i guasti infiniti e i metodi
inverecondi di un ceto, non solo politico, che per decenni ha dominato. Sale
dal profondo la richiesta di un ricambio di classe dirigente. Ma non tutto è
limpido, in questo periodo convulso. Ai passaggi e riciclaggi di denaro - oscenità
del regime che muore - più d'uno tenta di sostituire passaggi e riciclaggi
politici, non meno pericolosi. Per una Nenna che
scompare, parecchi altri tentano di restare in sella. Tira un'aria che non
piace. Un'aria di intolleranza, di rivalsa, di violenza verbale e sempre più
anche fìsica. Ad un sereno confronto di idee, uomini,
programmi - che di questo c'è bisogno - si tenta di sostituire l'aggressione
ideologica, i bombardamenti di spot televisivi, gli slogan aria-fritta, buoni
per tutte le occasioni. Si evita la discussione, chi la pensa diversamente non
è più nemmeno l'avversario, è "il nemico". Da questo a passare alle
vie di fatto, all'aggressione, agli accoltellamenti, alle sevizie, il passo è
breve, e purtroppo viene anche compiuto. Sarebbe questa la nuova classe
dirigente, il clima diverso che il paese attende? II nuovo sarebbe Di Giuseppantonio, pluricandidato, plurieletto e pluriassessore
della DC? O sarebbero nuovi l’on. Casini, attendente e portavoce di Forlani, e
l'ineffabile Ombretta FumagaIIi Carulli,
andreottiana di ferro e viceministro uscente? Guarda
caso costoro, e troppi altri, sono finiti tra le braccia del Berlusconi, l'uomo
del destino, il difensore degli oppressi, il liberista, l'antistatalista.
Questo signore che ha fatto i miliardi in "questo" Stato, con
"quei" governi che hanno rovinato l'Italia, con gli Andreotti e i Forlani,
con l'amorevole protezione di quel Craxi da cui continua a ricevere Iodi; e non
ha disdegnato l'iscrizione alla P2. Se questo si chiama liberismo e
antistatalismo... Non fa senso che oggi si presenti con gli stessi personaggi,
o con i loro nipotini. Fa meraviglia che pretenda di passare per rinnovatore.
Dovrebbe affidarsi a costoro, l’Italia che vuole
cambiare, che chiede occupazione e risanamento economico e morale? Con questi
dovremmo gridare "forza Italia", con gli autori dello sfascio? Non ci
pare proprio la via giusta. Se dobbiamo passare dall'intreccio fra politica e
affari a quello fra affari e politica, tanto valeva tenersi la Nenna...
COERENZA (Marzo 1994)
"La
Ginestra non è un partito, ma un movimento. Non ha quindi principi ideologici o
vincoli di militanza partitica di cui tener conto. Il suo riferimento è un’ispirazione
progressista e democratica. Ciò ha permesso che persone delle più varie
convinzioni politiche e Ideali si ritrovino insieme nella Ginestra, unite da
un'idea di progresso...". Queste parole valevano nel novembre scorso e
valgono oggi, nell'imminenza del voto del 27 marzo. La Ginestra non ha
indicazioni specifiche di voto da dare. Si regoli ognuno nel modo migliore, per
dare un seguito coerente al voto espresso il 21 novembre. Ma non-intervento non
significa neutralità, rispetto ad un avvenimento che segnerà una tappa decisiva
per le sorti del Paese. Ci sono cose che vanno oltre le vicende politiche del
momento. Ci sono i valori della nostra Costituzione, c'è la storia tormentata e
drammatica di questo secolo, segnato da due guerre mondiali, dal nazi-fascismo
che ha rappresentato la notte della ragione e l'imbarbarimento, con la fine di
ogni diritto che non fosse la brutalità, fino agli stermini di massa, degli
ebrei e di ogni oppositore. E c'è stata anche, in questo secolo, la caduta
tragica degli ideali comunistici. II fascismo è stato la risposta di classe - della
classe dominante, dei "padroni" - alla crisi economica dell'inizio
del '900. Ed è stata una risposta scellerata, criminale e rovinosa. II
comunismo da parte sua, nelle forme che ha assunto, non ha risolto i problemi
delle classi lavoratrici. non ha costruito una società libera e democratica. Ed
è giustamente crollato. L'Italia, poi, negli ultimi 40 anni, ha sperimentato la
"centralità” democristiana, finita vergognosamente nella crisi economica e
morale che tuttora scontiamo. Dalle ceneri di questo secolo l'Italia può
risorgere, perché è nel frattempo cresciuta una nuova coscienza, una nuova
idealità progressista, che ha saputo superare i vecchi schemi e - ancorata agli
ideali di solidarietà della Costituzione - proporsi come la via giusta per
risolvere i problemi attuali del Paese. A San Vito, in fondo, è questo che è
avvenuto il 21 novembre scorso, e i risultati positivi di quella scelta sono
davanti a tutti. E' vero, c'è chi tenta di far tirare di nuovo aria di destra,
di ridare verginità a pratiche e ideologie condannate dalla storia e segnate da
vicende tragiche. Ma la destra non ha risposte da dare. Non è stata una
risposta il fascismo, hanno eliminato la libertà ma non hanno risolto i
problemi Pinochet in Cile e i colonnelli in Grecia. Né tantomeno Reagan negli
Stati Uniti o la Thatcher in Inghilterra. Anche in Francia, dove la destra
seppur moderata è da poco arrivata al potere, l'unica cosa che cresce è
l'opposizione a Balladur. Se questi sono, come sono, i modelli di Berlusconi e
di Fini, c'è poco da stare allegri, dietro l'angolo ci sarebbero ancora crisi e
autoritarismo. La svolta voluta dai cittadini di San Vito - condanna della DC e
promozione di una nuova classe dirigente, composta da chi alla DC si era
opposto e da forze emergenti - richiede che vi sia un governo coerente anche a
livello nazionale. L'albero per crescere ha bisogno di terreno adatto,
altrimenti muore. Sarebbe tragico se, alla svolta progressista operata a San
Vito, dovesse seguire un governo nazionale conservatore e di destra. Alla Berlusconi
e Fini, per intenderci. Sarebbe un errore.
Civiltà sepolte (Aprile 1994)
Prendiamo in prestito il titolo di questo
articolo dal libro, bello come un romanzo, che Ceram dedicò alle ricerche di Winckelmann in Grecia. Crediamo che questo sia un numero
importante, peri il nostro giornale. Vi è l'apertura di nuove rubriche
(sull'arte, sulla vela, sulla poesia), vi sono servizi sui ritrovamenti
archeologici alle rive del Feltrino; documenti sul porto di San Vito, la
rappresentazione vivace eppur malinconica dell'arte del ricamo; la
prefigurazione di un nuovo mondo per i bambini con la ludoteca, la riflessione
profonda e attuale di Ilvi Capanna sul territorio e
sul tessuto urbanistico del nostro comune, il lancio di un’iniziativa per la
pubblicazione di foto d'epoca, frammenti visivi della nostra storia locale.
Brani sparsi, fra le pagine del giornale così come sulla mappa del comune
sentire. Ma forse è solo apparenza, forse i fatti, le tracce e le indicazioni
non sono così sparpagliati come tendono a mostrarsi ad uno sguardo fugace. Si
intravede che qualcosa li unisce, un filo forte nascosto sotto il superficiale
disordine, un legame che è parente prossimo dell'idea di civiltà.
Non siamo una popolazione senza storia. I
resti e le testimonianze che stanno emergendo sulle rive del mare e del fiume
restituiscono spessore al nostro passato di sanvitesi, aiutandoci forse a
capire che il mondo non si esaurisce, nè in
estensione nè in profondità, con i quiz di Canale 5
e, dio non voglia, della Zanicchi. C'è una civiltà, alle spalle, che comincia
dai popoli e dai tempi che le scoperte archeologiche ci diranno; e che si
svolge poi con le vicende del porto, con la costruzione del tessuto urbanistico
e architettonico di San Vito, con le sue barche e i suoi palazzi oggi vuoti, e
pur anche con le ricamatrici e la cultura e le necessità famigliari che ci
stavano dietro. Una civiltà che deve continuare con la rinascita del centro
storico, con la creazione di spazi e di attenzione verso i bambini, con
l'impulso alla ripresa economica, alla produzione di idee, alla partecipazione
e alla creatività della nostra popolazione. Già con questo giornale - poca
cosa, forse - abbiamo dato occasione di esprimersi a tante voci nostre, del
nostro paese, bocche prima silenziose e menti attive però appartate. Ma veniamo
da un lungo buio, da un sonno della ragione durato quarant'anni. Sappiamo che
quando parliamo, ancora, di quel regime democristiano che oggi agonizza
qualcuno storce il naso. Fa male. Appena cinque mesi fa su quegli scavi
archeologici volevano costruirci un ponte, seppellirli sotto migliaia di metri
cubi di cemento armato. E l'avrebbero fatto, se non avesse vinto La Ginestra.
Era la DC, certo, ma il ventre che ha partorito la DC è ancora fecondo e serve
parlarne, ancora. Così come serve, soprattutto, la pratica della buona
amministrazione e di pari passo l'affermazione di valori di civiltà. Civiltà
degli antenati e civiltà delle nuove generazioni, sepolte insieme finora da
strati di terra e sotto cumuli di cinismo, incultura, affarismo, connotati del
recente passato e forse di nuovi predatori dell'arca. Serve un'opera di
rimozione dei vecchi detriti e di erbacce che vi crescono sopra, perché sotto
la superficie c'è un patrimonio da riportare alla luce, scavando tra le risorse
della popolazione e legando i pezzi sparsi col filo robusto delle idee.
Giustizia inizia (Aprile 1994)
Pare che l'abbiano fatto apposta: al momento
di andare in stampa, apprendiamo dalla radio che la magistratura sta procedendo
all'arresto di personaggi "eccellenti", o ritenuti fìnora tali, (…). Non conosciamo, a questo momento, i capi
di accusa contestati, pare di capire che ci stiano in mezzo faccende edilizie.
Le prossime ore ci daranno maggiori informazioni e particolari, che i nostri
lettori già conosceranno al momento di leggere queste righe. È diffìcile, di questi tempi, scegliere financo
gli aggettivi: un fatto di tale natura, che qualche mese fa sarebbe stato
assolutamente "eccezionale", "esplosivo" (il deputato del nostro paese arrestato!)
oggi rischia di passare come "normale", quasi un portato naturale
delle cose. Ma normale non è. La (…) è stata - e fino ad un mese fa era, al
punto di volersi ricandidare al Parlamento - il maggior esponente locale e
regionale del partito che governava l'Italia, la persona che ad ogni pie
sospinto si riempiva la bocca di parole come democrazia, libertà, onesta,
disinteresse e chi più ne ha più ne metta. E addirittura in nome di questi
asseriti valori - mai tanto bistrattati e involgariti - faceva interrompere,
appena 24 mesi fa, l'esperienza di collaborazione al Comune fra Ginestra e
gruppo consigliare democristiano. Doveva difendere la libertà, la signora...
Pare, dalle prime notizie dì oggi, che dovesse difendere qualcosa di più
cartaceo e frusciante. Lo si sospettava, Io si pensava, ma si viveva in una
sorta di assopimento - o almeno, troppi Io facevano - indotto da un regime
sonnacchioso e intrigante, dietro il quale si combinavano floridi affari.
Speriamo sia finita, ma per come stanno ancora andando certe cose il dubbio è
ancora legittimo. E stata salutare, Io si vede ancor più oggi, la dura
resistenza della Ginestra e la scelta del popolo di San Vito il 21 novembre
scorso. Chissà, se senza quel voto, senza la bruciante sconfitta "in
casa" della (…) che ne ha impedito la ricandidatura, la magistratura
sarebbe stata in grado di fare il proprio dovere. E forse, chissà, potrà ancora
venirci dai giudici la risposta alla domanda che su questo giornale - i lettori
ricorderanno - più e più volte abbiamo rivolto inutilmente alla (…): di dire da
dove le provenivano i soldi. Aspettiamo ora, con la pazienza dei forti - dei
forti di animo e di giuste convinzioni - che le vicende abbiano il loro corso,
vivendo i fatti odierni, queste brutte pagine di cronaca, come una liberazione
e un risarcimento morale alla nostra popolazione e al nostro paese.
(antonio giannantonio)
Fra il mare e la
terra
(Maggio 1994)
Parliamo del nostro paesaggio, Abbiamo il
massimo rispetto verso gli ambientalisti, al punto di considerarci
personalmente tali. Seppure il Creatore formò in un giorno il mare e la terra:
non per questo li collocò fuori dalla storia. II paesaggio, la geografia,
vivono nello scambio continuo con gli uomini e con le epoche, ne vengono
plasmati e a loro volta li influenzano. Se ciò non fosse - ma è - l'umanità
dovrebbe vivere in una specie di recinto, di riserva indiana, e di lì ammirare,
senza superare i confini, il paesaggio eterno, a sua volta ridotto a non più
che una locandina da agenzia di viaggi. Fortunatamente così non è, e sciaguratamente
l'uomo ha sovente avuto verso paesaggio ed ambiente una politica invasiva,
predatoria, oltrepassando l'ideale limite che trasforma uno scambio proficuo
fra uomo e natura in un’aggressione a scopo di rapina e distruzione. Uomo e
natura, si diceva: e forse non è superfluo ricordare, a cospetto di certi
furori, che non sono termini separati, che l'uomo è anche natura, e quindi non
necessariamente la sua attività, il soddisfacimento dei suoi bisogni biologici
e culturali si pongono in contraddizione con il resto dell'universo, con
l'ambiente, con il paesaggio. E' una questione di scelte, di misura, di non
alterare equilibri essenziali. Se riconsideriamo gli esseri umani come parte
della natura, forse si riesce a far comprendere a tutti che la natura è parte
dell'uomo e che con essa bisogna integrarsi e rispettarne regole e esigenze.
Abbiamo qui da noi, a San Vito, uno
splendido esempio di questa integrazione. Gli uomini e le donne devono pur
mangiare, vestirsi, avere un tetto, trasmettere sapere e conoscenze ai figli
tramite l'istruzione. Ciò richiede denaro, da che esiste l'economia monetaria;
richiede la produzione, l'approvvigionamento di mezzi di sostentamento e di
scambio; richiede pertanto un rapporto con la natura esterna, una sua
utilizzazione e trasformazione. Il nostro splendido esempio è il trabocco. In
questo breve tratto di costa, fatta di picchi e di rientranze, irrequieta
testimonianza dell'Appennino che incombe, se ne incontrano quasi ad ogni lingua
di scoglio, e ancor più ve n'erano negli anni addietro. Da lì famiglie traevano
sostentamento, invadendo discretamente l'ambiente di terra e di mare, dal
trabocco. Macchine perfette per una pesca essenziale, nei tempi in cui i pesci
frequentavano ancora le rive. Strumenti di una sapienza globale, che includeva l'arte
del pescatore, la conoscenza delle abitudini delle specie marine, la scelta dei
legni per la costruzione - l'acacia, che a contatto con l'acqua salmastra
indurisce e ossifica, invece che imputridire - e la perizia stupefacente di far
tenere insieme quei tronchi contorti, in una ramificazione tentacolare
traballante sulla piattaforma ma ben in grado di reggere alle sollecitazioni
del verricello, al peso della rete ripiena di acqua, alle tempeste. Stanno
ancora lì, in buona parte, a sottolineare – esse, costruzioni umane - l'unicità
di un paesaggio che, se ne venisse privato, si ridurrebbe a natura bruta,
orfana di un tocco d'arte. Rischiano di crollare d'un botto e per sempre, i
trabocchi, abbandonati e senza la presenza rigeneratrice dell'uso, la sua
ruvida cura. Così come, temiamo, stanno per scomparire i traboccanti, gli
ultimi depositari di quella sapienza costruttiva. Un consiglio - un appello - all'amministrazione
comunale: perché non fare qualcosa, finché si è in tempo?
Tempi moderni (Giugno-Luglio 1994)
Viviamo una strana estate. Miti
fortissimamente costruiti con sorprendente rapidità scricchiolano con cupi
rumori e rischiano di sbriciolarsi in tempi ancora più brevi. Ne sa qualcosa,
crediamo, il Presidente del Consiglio, il cui sorriso in servizio permanente
effettivo va tramutandosi sempre più nel ghigno adirato di chi deve misurare la
distanza fra le favole e la realtà. "La vita è sogno" scriveva già
qualcuno secoli fa; e non dimenticava, colui, di aggiungere "ma il sogno è
sogno". Se ci si ferma solo alla prima metà della frase i risvegli possono
essere bruschi, specie se sulla barca si è caricato un calderone. Altra
stranezza di questa estate torrida, sono gli annunci di uscita dalla crisi, pur
provenienti da fonti di maggiore attendibilità che non certi garruli ministri
nostrani. Sarà vero, fatto è che i segnali positivi registrati dagli indicatori
economici ancora non si avvertono nei bilanci famigliari nè
ci pare di scorgerli a Iivello di flussi turistici, almeno
a giudicare di sfuggita quel che si vede in questi giorni a San Vito. Ancora,
ma questo non è più strano, finiscono nella rete della legge personaggi di
spicco, fior di imprenditori e ufficiali con stellette. L'inchiesta sulla
corruzione si allarga a nuovi settori, altri enormi scandali vengono a gal. Ma
questo non è strano, ormai: la stranezza - a voler essere ingenui - sta nel
fatto che coloro che sono andati al potere per far pulizia si rivelano
coinvolti fino al collo nella corruzione e per l'altro cercano di far piazza
pulita non di corrotti e corruttori, ma dei giudici che indagano. Qui non si
vuole curare la febbre,ma rompere il termometro. Bel nuovo, non c'è che dire.
Tra le varie stranezze, c'è anche chi fa sul
serio, e senza sparar bordate ne minacciare arrembaggi porta avanti con continuità
il lavoro affidategli. L'amministrazione comunale di San Vito, quella della Ginestra,
si è trovata qualche mese fa come chi eredita un pezzo di campagna e, presone possesso,
lo trova infestato da sterpaglie, sassi e gramigna A quel punto due sono le strade
possibili: o si sceglie un angolo, Io si ripulisce e vi si pianta un
bell'albero grosso, visibile da tutti e da lontano, simbolo chiaro dell'inizio
della bonifica; oppure si imbocca l’altra via, si ripulisce tutto il campo e si
comincia a interrare piantine e semi, ben sapendo che il lavoro sarà molto più duro
e altrettanto meno visibile, almeno nell'immediato. Ci pare che sia stata
quest'ultima l'alternativa scelta dall'Amministrazione comunale. Si è
cominciato a mettere mano un po' dappertutto, dalla scuola agli uffici, dalle
spiagge al Feltrino, dai parcheggi all’illuminazione, dai parchi ai bambini,
dal teatro alle iniziative in piazza, dalla cultura all’agricoItura.
Non c'è stato il ciclone, ma tira una brezza di aria fresca continua e
duratura, semi e piantine sono stati sistemati dappertutto e Io sguardo non
superficiale riesce a cogliere il dissodamento compiuto e le prime fioriture
cui altre dovranno seguire.
Gente che compie il proprio lavoro,
all'amministrazione comunale, e cerca di mantenere gli impegni assunti verso la
popolazione, senza ciccioni che urlano nè presidenti
che strepitano: e c'è il rischio che anche questo sembri strano. Che tempi
viviamo...
Le opere e i giorni (Agosto 1994)
Per noi della Ginestra, l’anno sembra quasi che
non vada da gennaio a dicembre, ma segua una sua cadenza particolare,
concludendosi ad agosto e ricominciando quindi con le prime frescure di
settembre. Una ragione c'è, anzi più d'una. Agosto è il mese che si usa
dedicare, tutto o in parte, al riposo e alla vacanza - per chi può farlo - e
col mese successivo "si ricomincia" un nuovo anno lavorativo; e
inoltre ad agosto si svolge la festa della Ginestra, un po' il culmine e la sintesi dell’attività varia
svolta durante l'anno dalla nostra associazione e anche da questo giornale. I
dodici mesi che ci stanno alle spalle hanno visto verificarsi un avvenimento
importante per il nostro paese, San Vito: dopo una quarantina di anni di dominio
ininterrotto e assoluto, dal Comune è stata cacciata la DC ed oggi governa una
forza nuova, la Ginestra. Non è Stata impresa semplice nè
subitanea. Anche se è stato repentino il crollo della DC e impressionante il successivo
sfaldamento, sicchè oggi non se ne avverte nè presenza nè influenza,
l'evento è stato in realtà preparato da un’attività durata anni. Lavoro lungo
di informazione, di sostituzione progressiva di valori diversi, nella coscienza
della collettività, rispetto a quelli praticati e imposti dalla DC, costruzione
di una nuova consapevolezza, di un altro modo di vedere e giudicare le cose, i
fatti.
II voto del 21 novembre scorso ha tirato una
linea, fatto la somma di mutamenti che già si erano verificati al livello del
comune sentire e ratificato la volontà, a quel punto la necessità, di voltare
pagina. Questo giornale ha accompagnato - con i vari collaboratori che si sono
avvicendati nelle settimane e nei mesi e ai quali tutti va il nostro ringraziamento
- la crescita del livello civile e culturale della nostra comunità e, ci piace
pensarlo, forse l'ha anche stimolata. Ed è per questo che, a conclusione di un
anno intenso, vogliamo uscire con un numero "'anomalo", antologico,
del giornale, nel quale riproponiamo articoli, a vario titolo significativi,
pubblicati nell'ultimo anno/anno e mezzo. Alcuni di essi, a distanza in fondo
di pochi mesi, sembreranno riferirsi ad argomenti della preistoria, a riprova
di quanto è cambiato in così poco tempo. Altri, forse, conservano tuttora una
qualche freschezza e attualità. Tutti, crediamo, testimoniamo avvenimenti e
tappe di un cammino che abbiamo percorso insieme, giornale e lettori. Breve
antologia, quindi, ma (il lettore non si spaventi) non solo di scritti
"politici": abbiamo cercato, fin dall'inizio, di fare di questo
giornale uno sguardo e uno strumento rivolti non tanto verso il municipio ma
piuttosto orientati a ricercare e a scavare nella realtà varia del nostro
paese, nel presente e nel passato di quell'insieme di persone, edifici, strade,
problemi e sentimenti che si riassumono nell'espressione "San Vito".
Se ci siamo riusciti, se ci siamo almeno avvicinati alla realizzazione di quell’intendimento,
è giudizio che spetta al cortese lettore al quale, con questo numero, speriamo
di dare materia di piacevole lettura e di qualche riflessione, se ne ha voglia.
La Ginestra, la
Ginestra e la Ginestra (Settembre 1994)
Una e trina, è la Ginestra. Nasce come
lista, diviene associazione, dà il nome a un giornale. Tre palle, tre bersagli
colpiti. La lista amministra iI Comune,
l'associazione sì espande, promuove iniziative, ha una bella sede aperta a
tutti; il giornale, se ci è lecito dirlo, esce e incontra consenso. Queste
realtà (la Ginestra lista, la Ginestra associazione, la Ginestra giornale) sono
tre facce di uno stesso prisma, certo, ma ciascuna con una sua autonomia,
linguaggio, fisionomia, strumenti. Ognuna, e tutte insieme, chiamate oggi a
compiti ben diversi che un anno fa; per cui vale rifletterci sopra, per II ruolo
che la Ginestra oggettivamente ha nella vita cittadina.
Il punto di svolta è il '93, novembre, le
elezioni. Molti fatti In un momento: II compito di amministrare, buona parte
del gruppo dirigente che si disloca al Comune la scomparsa di un’entità e di un
avversario, "l'Avversario", la DC, col potere condizionante e anche
coagulante, sui due fronti, che aveva fin'allora. La difficoltà di alcuni, non
molti ma non per questo meno significativi, a cogliere appieno e subito le
grandi novità di colpo intervenute: il mutamento di ruolo della Ginestra (in
ogni sua articolazione) le energie liberate - ma anche le contraddizioni aperte
- dall'implosione della DC, I’orizzonte inedito che si apriva e che
sconvolgeva, sconvolge, la tradizionale visione della politica, col Comune al
centro, onnicomprensivo e onnivoro. Uno schema che non regge più, travolto dai
mutamenti avvenuti - nella politica e dentro le persone - e privato ormai del
suo necessario puntello, la trafila per cui il potere locale di un partito si
sorreggeva al potere provinciale dello stesso partito, che a sua volta si
appoggiava ad identico potere regionale, e quest'ultimo al suo omologo
nazionale.
Tutto questo è saltato, il 21 novembre del
'93 si è rotta la catena e si è rotto quel partito Ecco quindi che davanti alla
Ginestra, per non parlare che di noi, si presenta uno scenario vergine in
quanto nuovo e in quanto disgregato, su cui applicare creatività, capacità di
ricostruire rapporti, circuiti, connessioni, altre Idealità, diversa moralità.
Un campo vasto, stimolante, la cui portata può sfuggire soltanto se la nuova
realtà viene letta attraverso le vecchie lenti della politica, per cui o si è
al Comune o si è niente, come persone e come movimenti. Grave errore, se
commesso - seppur non irreparabile - che può portare a non giustificate delusioni
personali, al ritrarsi in sé di energie valide al sottrarre alla comunità e al
movimento capacità che potrebbero altrimenti essere impiegate. Intendere, da
fuori o da dentro, ancor oggi l'amministrazione del Comune come unico centro
motore e come fine della vita cittadina e dell'attività stessa della Ginestra,
sarebbe un limite serio di prospettiva politica e di visione culturale. Ben
altri compiti ci sono davanti, ben altri campi sono disponibili per chi vuole e
sa.
Per questo la Ginestra, una e trina,
riflette e discute, su San Vito e su se stessa il che in fondo, è la stessa
cosa. Questa pagina ha voluto offrire qualche spunto e scampolo dei temi in
discussione, dei "lavori in corso" in una lista, in un’associazione, in
un giornale che, tutti insieme, formano una forza seria e responsabile al servizio
della comunità.
Il valore del tempo (Ottobre 1994)
NeII’introduzione
all'edizione francese del suo libro "La Vieillesse",
Simone de Beauvoir scrive di aver voluto adoperare
quella parola: "vecchiaia", per chiamare la cosa col proprio nome e
opporsi all'Ipocrisia diffusa che ne fa quasi un termine proibito. Definire
vecchiaia, senza giri di parole, quella fase della vita, così come si appellano
adolescenza o giovinezza o maturità quelle precedenti, significa restituirle la
dignità che merita. Nell'edizione Italiana il titolo diventò naturalmente...
"La terza età". Non sappiamo se fu mantenuta I’introduzione, temiamo
di no. C'è un pudore che confina con la ritrosìa, a
pronunciare i termini vecchio e vecchiaia, che probabilmente è la spia di
qualcos'altro, della cattiva coscienza di una società che avverte - pur non ammettendoli
- i debiti e le colpe nei confronti di una parte così grande della popolazione.
In fondo, questo assetto sociale è configurato dall'orario di lavoro, dalla
produttività, dalla redditività; e questi due aspetti, produttività e
redditività, sono misurati con il primo, con l'orario di lavoro. L'anziano, che
non ha più un'occupazione da esibire, un cartellino-orario da appuntare sulla
giacca, è relegato al margine, quali che siano i suoi meriti passati e le sue
capacità attuali. Sorte non dissimile capita, non è casuale, al disoccupato.
Proviamo ad adoperare un altro metro, un'altra bilancia per misurare
"produttività e redditività" degli anziani e dei vecchi. E partiamo pure
dalla sfasatura tra i modi di vita, i ritmi, gli Interessi dei più giovani e
dei vecchi ai vari livelli. Le differenze sono forti, spesso un abisso,
accentuate dalla velocità alla quale sembrano viaggiare i tempi moderni. Tutto
questo separa le generazioni, è inevitabile. Non è inevitabile, invece, che
debba dividerle: se solo ci fosse, nella parte giovane, la capacità di capire
che il nuovo non è che il risultato della "produttività" di chi Ii ha preceduti, è la "redditività" consegnata
all'oggi dall'attività dei vecchi, degli anziani. Senza questa continuità non
c'è storia, e quindi non c'è la possibilità di interpretare il presente. Lo si
vive, certo, ma non Io si comprende. Ma c'è altro, se si adopera quel metro
diverso. Ogni anziano, ogni vecchio, ha attraversato gli anni, gli avvenimenti,
conosce un mestiere, ha svolto un’attività, ha incontrato persone, ha visto
mutamenti, ne porta il segno e la memoria. Ognuno e tutti insieme rappresentano
un concentrato del tempo, costituiscono un patrimonio sociale, collettivo.
Certo, nei termini correnti di misura dei valori, un tale bagaglio non farebbe
muovere di un grammo l'ago della bilancia. Nessun vecchio timbra il cartellino.
Proviamo a chiederci, invece, quale "produttività e redditività"
avrebbe la stessa San Vito, se il cumulo di conoscenze e di capacità
rappresentato dalla parte anziana della popolazione venisse fatto rientrare dal
confino e rimesso nel circuito vitale, normale, della società. Si otterrebbero,
in un solo colpo, due risultati rilevanti: la restituzione agli anziani e ai
vecchi di funzioni e dignità cui hanno diritto, e l'ingresso di nuova (sì,
nuova) linfa nelle vene del corpo sociale. Perché non farlo?
Forza tranquilla,
debolezza isterica
(Novembre 1994)
Siamo nel novembre ’94, vale a dire ad un
anno esatto da quelle elezioni che hanno voltato una pagina nella storia
politica e amministrativa del nostro paese, togliendo la direzione del Comune aIla DC per affidarla alla Ginestra. Ci è sembrato pertanto
doveroso chiedere all’Amministrazione comunale un resoconto di questi primi
dodici mesi di attività. Lo pubblichiamo. Insieme con un breve commento, nelle
pagine interne. Giudichi ogni lettore come crede, noi abbiamo fornito il i
materiale. Avremmo voluto ospitare anche il giudizio della minoranza
consiliare. Purtroppo i suoi esponenti hanno scelto di dimostrarsi
"minoritari” anche sotto il profilo intellettuale e della buona creanza,
assumendo verso questo giornale un atteggiamento basato sull'insulto invece che
su un rapporto di civiltà. Ce ne dispiace, soprattutto per loro. In ogni caso le
nostre pagine sono a disposizione, se mai costoro partorissero argomenti
piuttosto che contumelie.
Ci pare che esca, dal resoconto di "un
anno nel palazzo comunale", l'immagine di una forza tranquilla, la
Ginestra, che sta facendo il possibile per mantenere gli impegni presi con la
popolazione. Non è cosa di tutti i giorni. Non è cosa che capita con il governo
nazionale.
Questo giornale si occupa di problemi sanvitesi:
èunascelta. Le
questioni generali le affrontiamo solo per i riflessi che hanno sulla realtà locale.
Le vicende che in queste settimane coinvolgono, sconvolgono, il quadro
nazionale hanno evidenti conseguenze sulla vita di ogni cittadino, sanvitesi
inclusi. Perciò vogliamo spenderci una parola.
Sono passati appena sei mesi dall’insediamento
del governo. Ci si aspettava sviluppo, occupazione, pace sociale, efficienza,
novità. E’ successo il contrario: non c'è occupazione, si attaccano le
pensioni, si è provocato uno scontro sociale acutissimo, al posto dell’efficienza
c'è il marasma. Invece che democrazia c'è arroganza e protervia, la lira crolla.
Non è certo quello che voleva chi il 27 marzo ha dato un voto per rinnovare.
Ora si parla addirittura di nuove elezioni, laddove si era promessa stabilità.
L'isterismo di questa “maggioranza" è la conseguenza diretta della sua
debolezza. Il fatto è che una maggioranza non esiste. Il 27 marzo gli elettori
del nord hanno votato Forza Italia + Lega; gli elettori del sud hanno votato Forza
Italia + Msi/AIleanza Nazionale. Poi i due spezzoni
sono stati incollati da Berlusconi. Ma non era una maggioranza politica, è la
somma numerica di interessi profondamente diversi. Il "popolo" non ha
votato un governo, ha eletto deputati e senatori che poi si sono, più o meno,
accordati. Accordo precario, che non regge alla prova dei fatti. Ora si chiede,
se cade questo governo, il ritorno alle urne. E' un falso argomento. Berlusconi
è stato eletto come altri mille deputati e senatori, è stato il Parlamento a farlo
presidente. Se cade lui, il Parlamento può fare un nuovo presidente del
Consiglio o una nuova maggioranza. E' ora di finirla con questi isterismi e
ricatti. La popolazione italiana ha bisogno di un governo capace,non del
tallone di ferro di padroni vecchi e nuovi. Misuri il lettore la distanza che
passa fra iI procedere sereno e operoso della
Ginestra al Comune e la debolezza litigiosa di chi dovrebbe governare la
nazione, e non ne è capace.
II tempo e la civiltà (Dicembre 1994)
Congediamo anche questo 1994. Come passa il tempo...con
noi uomini che siamo lì a costruire questo strano oggetto, il tempo, che altrimenti
non esisterebbe, a comporlo in giorni e anni, a scomporlo in ore e minuti,
attaccando diligentemente a fogli di calendario, a lancette di orologio,
targhette con nomi e avvenimenti che poi appendiamo con mollette da bucato alla
corda che man mano andiamo stendendo attraverso i mesi e i secoli, pali
convenzionali e bizzarri, quest'ultimi, piantati lì a sorreggere la fune e a
permettere di identificare un percorso, di chiamare storia ciò che altrimenti
sarebbe informe e confuso cascame della varia attività di umani, di mari, di
animali, di natura. Strana biancheria, quella che vi dondola o sbatacchia
violentemente essiccata da furori e inumidita da umori e da lacrime, candida a
volte e più spesso lacera, intrisa di sudori e di sangue, con le sensazioni e i
sentimenti che passano come spifferi fra gli spazi vuoti fra l’uno e l’altro reperto.
Il filo della storia, i turbinii dell'attualità, il territorio della memoria.
Viviamo in essi. Portiamo anche noi, pur con questo numero, qualcosa di nuovo
nel cesto e continuiamo con l'altra mano a far scorrere all'inverso la carrucola,
recuperando qualche braccio di corda, anzi qualche metro di tela, di vela, come
quelle colorate che spingevano le paranze a doppiare Punta Penna, di ritorno
"dai mari del sud"; e proponendo, perché sta lì, un nostrano
"posto delle fragole" luogo d'incontro, nell'ansa del Feltrino, tra
sedimentate e tuttora urgenti memorie d'infanzia e una natura che riprende spazi
e vitalità. Consigliamo la lettura di queste pagine, che scivolano tra i
ricordi come chiglie sulle onde e acqua chiara fra i ciottoli. Abbiamo ricevuto
lettere - e siamo all'attualità - che pubblichiamo non soltanto per
tradizionale correttezza, ma anche perché sono una testimonianza dei tempi e, fors'anche, di una vivacità di questo giornale e dei suoi
lettori. Niente male. Vi sono contenute delle asprezze ed è bene che spuntino
fuori: alla cronaca, e alle sue passioni, non si addicono levigatezza e
distacco. Vi si trova anche qualche parola di troppo qualche offesa evitabile,
ma tant’è, non è questo che ci dà pensiero. Ci preoccupa, semmai, il tono
stentoreo, definitivo, specie quando si parla di politica, non sorretto da
argomenti nè incline al dialogo, alla propensione a
comprendere - non a condividere, solo a comprendere - le ragioni altrui. Non è
bene, questo atteggiamento. Sempre più spesso, in questa stagione confusa della
vita nazionale, volgarità di linguaggio e pressapochismo intellettuale
sgomitano per prendere il posto del ragionamento, del confronto civile, per cui
chi porta posizioni diverse non è più nemmeno avversario, viene trasformato in
nemico. E’ un pericolo, questo, e vogliamo segnalarlo, con la speranza che
tanta acida animosità venga lasciata alle spalle, con le vestigia del vecchio
anno e nel tramonto di astri di poca luce. Pur con le immani tragedie e le scelleratezze
che ha saputo produrre, la storia di questa nostra Europa è fatta di civiltà,
di cultura, di alti risultati del pensiero, dell'arte, dei popoli. II mondo non
comincia con Magalli ma rischia di finire con Castagna. Recuperiamo Ia disposizione al dialogo, aperto, anche aspro, ma che non
sia rissa nè guerra. Riannodiamo il filo del
confronto civile, ce n'è bisogno. Buon anno, cari lettori.
A che punto è la notte (Gennaio 1995)
Se scorriamo le pagine, anche solo degli
ultimi numeri, di questo giornale, troviamo una serie di temi portati
all'attenzione dell'opinione pubblica. Lettere di cittadini su vari argomenti,
la questione dell’area verde dell'ex camping alla Marina, la condizione dei
giovani sanvitesi, il problema serissimo del Feltrino, ed altri ancora. Dando
spazio alla voce degli abitanti, promuovendo per proprio conto inchieste e
indagini, sollevando problemi, questo giornale non fa nè
più nè meno che il proprio dovere: informa e propone,
a tutti, delle questioni. A tutti, e quindi anche all'Amministrazione comunale.
Ci troviamo a registrare - su quanto detto, proposto e denunciato da noi e dai
lettori - il silenzio assoluto dell'Amministrazione. Perché, perché mai? Un’ipotesi
potrebbe essere che chi guida il Comune non legge il giornale. Sarebbe grave.
Oppure, più probabilmente, che gli articoli e le lettere vengono letti ma non
si ha voglia, o non si trova il tempo, di dare risposta. E sarebbe peggio. La
questione non è di rispondere a noi, al giornale, ma ai cittadini, con le
parole e con i fatti. Se viene sollevato un problema che la riguarda, e
l'Amministrazione tace e lo ignora, questo può significare soltanto o
disattenzione o arroganza. Come dire, dalla padella alla brace. Il Comune
fornisce informazioni alla stampa, è vero, ma non si comunica in una sola direzione,
perché allora non è più comunicazione, è un comizio. Se la stampa - quella
quotidiana e questo giornale - fa il suo dovere riportando notizie
sull'attività del Comune, è l’Amministrazione che non fa il suo, quando tace sulle
questioni che la stampa solleva. Non vorremmo che qualcuno scambiasse per suo
megafono o trombettiere un giornale che riporta informazioni sul Comune per
rendere un servizio alla cittadinanza, e non certo per compiacere tizio o caio. E allora, si riesce a sapere una buona volta a che
punto sta la questione del Feltrino, con l’estate ormai alle porte? E cosa si
ha intenzione di fare verso i giovani, per rendere meno opprimente la loro vita
in questo paese? E se c'è qualche speranza di riutilizzazione dell'area dell'ex
camping, e quali sono, o saranno le intenzioni e le possibilità del Comune
verso gli anziani verso lo sport, riassetto del territorio e via discorrendo. E
possiamo sperare che le lettere dei nostri lettori abbiano dal Comune una
qualche risposta? O forse si ritiene che chiediamo troppo, ad un’Amministrazione
che ha scritto nel suo programma di voler cambiare il rapporto con la cittadinanza.
Informarla e sentirla? Vogliamo sapere e essere ascoltati, noi e i cittadini,
non chiediamo la luna. Vogliamo conoscere le intenzioni e i programmi dell’Amministrazione
comunale, essere informati su quello che si può fare e quello che non si può
fare, e perché. Tutto qui. E vogliamo che l'Amministrazione abbia un
atteggiamento aperto verso la cittadinanza, creando le occasioni per sentirla e
rispondendo alle domande che vengono poste, anche su questo giornale.
Altrimenti è un dialogo fra sordi Anzi no, perché noi non siamo nè sordi nè muti, ascoltiamo e
parliamo. Scusate, a che punto è il Feltrino?
Madama la marchesa? (Febbraio 1995)
Sentiamo dire che un nostro articolo
("Lettera aperta all'Amministrazione") ha suscitato un certo scalpore
e che più d'uno si è interrogato sul suo "vero" significato, su
"cosa c'è dietro". Spiacenti, ma "dietro" non c'è niente,
sta tutto davanti e non a caso l'articolo era sulla porta, in prima pagina. Ci
chiediamo anche noi il perché della meraviglia di fronte ad un fatto di
assoluta normalità: ogni giorno la stampa ha da ridire su atti (o non atti) dei
pubblici poteri e nessuno si sorprende. Stavolta invece sì. La risposta sta nel
fatto che non ci si aspetta che un giornale pubblicato dalla Ginestra possa
dissentire su qualche aspetto dell'amministrazione espressa dalla Ginestra.
Quasi che, giacché la Ginestra sta al Comune, tutto quello che fa - o non fa -
è ben fatto; e che il nostro giornale, tanto critico verso la DC a suo tempo,
oggi abbia II compito di portavoce dell'amministrazione: tutto va bene, madama
la marchesa. Le cose, è chiaro, non stanno così. Questo è un giornale che si è
sempre prefisso altri compiti. Uno: indagare sulla realtà di San Vito (e quindi
attualità, storia, costume, inchieste). Due: essere una voce "a
servizio" della cittadinanza, e perciò dare spazio a chi vuole scrivere
per sollevare problemi, o anche solo per il piacere di raccontare. Tre: mettere
a confronto le esigenze del paese con l'attività del Comune: lo abbiamo fatto
al tempi della Dc, continuiamo oggi. L'animo e, se ci è lecito dire, la
moralità di chi fa il giornale non cambiano col mutare dei venti e dei consigli
comunali. Qualcos'altro è cambiato, e oggi al Comune c'è un’amministrazione con
il cui operato siamo più spesso in accordo che in disaccordo; e ne diamo conto.
Così come diciamo la nostra se qualcosa non ci convince o non ci piace. Una
cosa è l'Amministrazione, altro siamo noi. Come è scritto sulla testata del
giornale del Vaticano. "Unicuique suum", a ciascuno il suo. E' la migliore garanzia,
anzi l’unica, che vogliamo e possiamo dare ai lettori. Per di più, cosa sarebbe
San Vito, senza una voce autonoma e all'occorrenza anche critica, nel momento
in cui non c'è traccia di opposizione consiliare? Gli sprovveduti ragazzetti
con le spade di legno - "proposta democratica", pare si definissero -
mandati a difendere il santo sepolcro e il santissimo forziere, si sono
dispersi fra biliardini e gelaterie, non se ne ha più notizia e chi li ha
votati si trova oggi senza rappresentanza. Riveliamo un piccolo episodio: un
paio di mesi fa mandammo, per il tramite di un consigliere, un invito scritto
al gruppo di "proposta" per un’intervista. Capitò che nello stesso
giorno quei cari fanciulli si scatenassero in contumelie, guarda caso, proprio
contro questo giornale, per cui il latore dell'invito dimenticò, o non ritenne,
di consegnarlo. Dopo non ci abbiamo riprovato, non per ripicca, ma perché
consapevoli della nostra inadeguatezza: per narrare di costoro, infatti, serve
non certo un modesto foglio di paese come il nostro, ma quantomeno un giornale
a tiratura nazionale. II Corriere dei Piccoli o Topolino sarebbero adattissimi.
Tiriamo allora le somme. Questo giornale informa e giudica – dal suo punto di
vista, certo - senza pregiudizio a favore o sfavore di alcuno; da spazio alla
voce di tutti, e chi non ci compare è perché non si fa vivo; è uno strumento di
conoscenza e di dibattito per il Comune, verso il Comune, e può dare occasione
di esprimersi anche a chi si ritrova senza rappresentanza politica. Un
consiglio: più che meravigliarvi, o
risentirvi, tenetevelo ben stretto, questo giornale.