Riportiamo due articoli scritti rispettivamente da Nicola d'Angelo e Vito Sbrocchi nel 1994 sugli scavi archeologici alla foce del Feltrino.
Scoperte preziose
In un libro stampato a Napoli nel 1808, l'abate Romanelli cosė scrive dell'antico porto di San Vito: "Lunghe mura dall'una e dall'altra parte servivano di sostegno al terreno, e a' colletti vicino, che non rovinassero, ne impedivano il rincalzamento, e davano al porto una certa leggiadria. Non vi mancavano d'intorno nč torri nč abitazioni."
Proprio nei dintorni del luogo dove sorgeva il porto, di origine romana, sono in atto importanti scavi archeologici, diretti dal dottor Staffa, Soprintendente ai Beni archeologici.
Tutti i cittadini di San Vito hanno sempre saputo che in quella zona, la Murata Bassa, esistevano delle rovine, dei resti di qualcosa di antico e indecifrabili, ma che appartenevano indissolubilmente alla propria storia.
Quel luogo della memoria si č rivestito negli anni di un'aura misteriosa e fantastica.
Parlando di quei resti č difficile trovare una persona che non abbia una propria teoria, anziano che non abbia una storia da raccontare.
Chi narra di una vecchia fornace, che di un porto, chi di una villa, chi di magazzini. In molti nel passato hanno visto affiorare un pavimento in mosaico, in tanti hanno trovato anfore, monete.
Un'anziana signora racconta che quando stavano lavorando alla "centrale" hanno trovato delle tombe, gli operai si sono fermati, hanno raccolto quei resti e li hanno seppelliti benedicendoli.
I racconti popolari su quel luogo e l'area circostante sono fitti e intricati, spesso contraddittori,ma gli scavi scientifici che stanno procedendo speditamente e con cura presto daranno una risposta oggettiva.
Di certo finora c'č che quella collina erbosa č stata abitata ed utilizzata da innumerevoli generazioni e popoli per un periodo che va dall'epoca romana all'alto medioevo.Ne sono testimonianza le monete trovate (quarto/quinto secolo d.C.), gli oggetti in bronzo, le ceramiche di vario tipo tra cui bellissimi cocci del tipo "Africano" realizzati con un'argilla finissima e molto rossa, i resti di mura di varia tipologia, le vasche, le condutture.
E' stata trovata anche un tessera di mosaico, che avvalora il racconto di coloro che affermano di aver visto in passato un pavimento musivo.
Da un saggio effettuato a livello del mare č emerso un pavimento lastricto in pietra: una banchina del porto? una strada romana?
E' ancora presto per saperlo con sicurezza, ma di certo c'č che quegli scavi diventano ogni giorno pių interessanti ed enigmatici.
Sicuramente quei resti sono la punta di un grande iceberg sommerso, la testimonianza di una floridezza passata di cui resta una labile memoria, irrimediabilmente cancellata da interventi sconsiderati ed ignavi.
Della Villa Romana che sorgeva sulla Murata Alta rimangono pochi frammenti di pavimento musivo riutilizzati in un pavimento moderno, dell'acquedotto che partiva da una fonte di Sciutico restano pochi muri di sostegno, di numerose tombe profanate con i moderni aratri solo il ricordo.
I resti che stanno ora emergendo, alla luce di quanto detto, saranno ancora pių importanti testimoni di quelle civiltā scomparse.
Quelle mura, importantissime dal punto di vista del recupero della memoria storica,possono inoltre generare un potenziamento e una maggiore articolazione dell'offerta turistica. (...)
Nicola d'Angelo