Economia sanvitese
Consultando il registro dei morti degli anni che vanno dal 1809 al 1899, ci si imbatte nella registrazione della professione del defunto.
Questo fatto induce a delle riflessioni sulla realtà sociale ed economica del nostro paese.
Certamente sarebbe meglio parlare più che di professioni di stato sociale delle persone registrate, perchè, per esempio, non può essere considerata una professione quella di moglie.
Non sono un sociologo, ma mi permetto, però, di fare delle considerazioni che ci aiuteranno a capire meglio come si svolgeva la vita a San Vito in quel periodo.
Professioni particolari erano quelle di avvocato, notaro, cancelliere, guardia carceraria, impiegato, pretore e usciere, professioni che ci permettono di sapere che San Vito era sede della Pretura e del carcere.
Per quanto riguarda l'aspetto del controllo, i mestieri presenti erano quelli di brigadiere del dazio, capoposto telegrafico, guardia doganale, guardia municipale, militare, portalettere, soldato e brigadiere, professioni che ci informano sulla presenza di un ufficio postale e della dogana.
L'aspetto sanitario era controllato dal farmacista, dalla levatrice, dal medico e dal cerusico, mentre quello religioso riguardava l'arciprete, il sacerdote e il sagrestano.
Tutte le altre professioni riguardavano il commercio, l'artigianato e l'agricoltura come potrete constatare consultando l'apposita tabella.
Vi riporto alcune "professioni" particolari, la cui prima apparizione si può controllare nella data riportata tra parentesi:
- Casalinga (1883)
- Civile (1809)
- Domestico/a (1830)
- Donna di casa (1885)
- Galantuomo (1809)
- Industriante (1835)
- Mendicante (1852)
- Moglie (1813)
- Orefice (1832)
- Pensionato/a (1887)
- Proprietario/a (1821)
- Serva (1816)
- Studente (1809)
In pratica si trattava di un'economia autonoma e quasi del tutto indipendente dai rifornimenti esterni alla realtà del paese.
Confrontate questa società con l'attuale e vedrete che forse si stava meglio quando si stava peggio.