Le morti annunciate

   La morte è sempre un evento tragico. A volte essa è il culmine di una lenta e lunga sofferenza, troppo spesso però è una circostanza improvvisa, un destino crudele che interrompe il legame con la vita.

   Giorni fa, non lontano dalla mia abitazione, un ragazzo ha sfidato la vita, correndo ad alta velocità su un rettilineo in cui pare si svolgessero scommesse clandestine.

   Ci sono delle zone, nelle grandi città, dove i ragazzi si sfidano in un gioco assurdo, puntando sull'alta velocità i loro motori rombanti, spesso truccati.

   Fanno acrobazie sulle due ruote e si osservano nelle loro "performances" in cui la scena è sempre la stessa: mostrarsi il più forte e spingere al massimo i giri del motore.

   Perchè, tutti si chiedono, sfidare la sorte per il gusto di "sballare", perchè ignorare la vita per il gusto di morire?

   Oggi durante la cerimonia funebre, in chiese, il silenzio era irreale; i fiori, in varie composizioni, ricoprivano l'altare.

   Il silenzio e il dolore erano tangibili, i pensieri sembravano vagare e rincorrersi nell'aria calda e ferma per cercare un appiglio, un ricordo, un sorriso.

   Ed invece davanti a tutti, così, senza pudore, c'era il dolore di chi resta, di chi continua a guardare, a camminare, a vivere.  

All'uscita della chiesa un applauso...

Anch'io meccanicamente mi sono unita agli altri, poi, fermando a mezz'aria le mani mi sono chiesta perché gli uomini, per un gusto macabro, applaudono alla morte e sono impotenti di fronte alla vita, perchè si muore senza aver capito perchè si vive.

Forse il dolore rende più forti i deboli e indebolisce i forti.

In un'altalena di colpe ed omissioni il senso detta vita precipita nello sconforto e nell'impotenza.

Nel silenzio di un'afosa giornata estiva il dolore sembra più irreale e più vano.

I fiori sull'asfalto appassiscono in fretta mentre in una lenta processione tornano alla memoria notizie di cronaca più o meno recenti che hanno consacrato in un'assurda popolarità giovani vite spezzate.

Laura Alberico

 

  Mi permetto di far notare quanto queste considerazioni di Laura siano attuali anche se non sono state scritte in questi giorni, bensì nell'anno 2000.

   In tutti questi anni ormai trascorsi sembra che niente sia cambiato.