La giustizia (3)
Gregorio de Toma, "vulgarlter loquendo", racconta così la sua storia: il Preside mi fece spogliare, "e questo dopo avermi tenuto legato un giorno e una notte, acciò havessl deposto quello che avevano deposto l'altri testimoni"; fui "maltrattato dal slg. Canallo, come anco da detto sig. Preside e Mastrodattl con darmi schiaffi, pugni ed altri maltrattamenti"; e dissi quello che volevano loro "per terrore e timore, tanto più che vi interveniva il Mastro di Giustizia".
Antonio de Vito, "vulgari sermone loquendo", dice: "per li trapazzl di carcerazione per lo spazio di undici giorni, con trasportarmi anche in Lanciano, minaccie, spettoroni, mazzate e male parole, e per l'assistenza del boia fui forzato dire quello havevano deposto l'altri testimoni esaminati".
Pietro de Petris racconta: "mi fecero dar di mano dal boia, con farmi spogliare una spalla, minacciandomi volermi far dare collo staffile che teneva in mano detto boia".
Il nobile de Petro e Antonio de Carolo riferiscono che il boia li fece spogliare, legò loro le mani e i piedi, li fece sedere per terra e li minacciò di incarcerarli a Lanciano.
Andrea de Nìcolao de Intlno, Luca Natarelll e Marco de Sebastiano vennero anch'essi maltrattati di mazzate, messi in carcere a San Vito, poi a Lanciano e minacciati di essere tradotti a Teramo,
Se questi poveri presunti testimoni furono trattati realmente in questo modo, si comprende benissimo come non potessero far altro che dichiarare il falso, durante quei brutali interrogatori.
In quel tempo lontano, non c'era davvero una qualche forma di garantismo per chi, a torto o a ragione, incappava nelle terribili maglie di quella giustizia.
Domenico Policella