Il vicinato

   Viviamo in un mondo dove quello che prevale nei rapporti umani è la privacy, orribile termine inglese che indica separazione e mancanza di rapporti sociali tra le persone e dove ognuno vive solo e con rapporti umani ridotti al minimo.

   Vi riporto una considerazione fatta anni fa sulla Ginestra dalla prof.ssa Adelia Mancini in merito ai cosiddetti rapporti di vicinato.

   Il vicinato comprendeva tutte le case che si sno­davano lungo il tratto di strada bianca che riuscivo a controllare a quell'età, avendo come punti cardinali la casa dì zâ Elodie, abballe, e quella di li Bruscicce, ammonte, e non trascurando un riferimento per me importante, ma deviato rispetto alla linea, la casa di zâ  Finucce dove giocavo con le nipoti mentre lei, le figlie e le nuore mi coccolavano.

   Ma lu vicinate cchìù vicinate erano le case di zi Tuccelle e dì zâ Marie; in questa mi trattenevo più a lungo, ricevendo cura ed attenzione.

   A casa di zâ Marie mangiavo l'ove arroste sott'a la cinice con Vìtucce, la mìa compagna di giochi più amata.

   Sentivo ripetere: menemale ca lu vicinate è bbone! Lu bbone vicinate è la furtune di ‘na case. Uajje a chi te' nu mmale vicine!

   Proprio così!

   E per quanto mi avessero inculcato il principio di lasciare la casa all’ore de lu magnà’ pecchè nen zi sta a ccuntà' le muccìche. i! mio vicinato (ed erano tempi duri per tutti) mi faceva condividere quello che c'era in tavola.

   Questo accadeva in quel "villaggio globale" che era allora per me li Mancine.

   Oggi il mio vicino ha schermato con brutta plastica grigia il divisorio del bal­cone per tutelare, mi ha detto, la sua privacy quando d'estate pranza fuori.

   Ha pensato, forse, che potessi contargli le mucciche.