Il Centenario (3)
(...) Non eravamo sicuri noi,non erano sicure le nostre donne e poteva ritenersi fortunato chi a sera, rincasando, poteva dire di essere stato poco vilipeso.
Quale colpa era la nostra? Quella di credere nella Patria, nel suo immancabile avvenire.
A questo stato di cose noi opponemmo ogni resistenza e mettemmo a rischio anche la vita pur di farla una buona volta finita e ridonare al nostro paese la desiderata tranquillità.
E quando anche dopo la marcia su Roma, molti non ancora si decidevano a battere la via maestra e non volevano rassegnarsi al fatto compiuto, noi proseguimmo instancabili il nostro cammino cercando di raggiungere la meta senza curare gli ostacoli.
Come Commissario Fascista, curai di chiamare a raccolta tutte le forze vive del paese. Pensai che era necessario difendere i nostri tricolori ed i nostri gagliardetti in un paese che tanto si era sacrificato per la causa nazionale e che era doveroso raccogliere il consenso di tutti i bene intenzionati, lasciando da parte gli ignavi che in mala fede volevano insidiare il nostro movimento.
Credo di avere assolto il doppio compito poichè il giorno 11 maggio il fascio ed i simpatizzanti Fascisti hanno unanimemente votata la lista che ha trionfato senza opposizione palese. (...)
La mia opera amministrativa, validamente coadiuvata dagli impiegati comunali, ai quali porgo il doveroso ringraziamento, in questo breve periodo di tempo, si è svolta in modo normale e non vi possono essere iniziative degna di nota perchè io accettai l'incarico per brevissimo tempo allo scopo di tagliar corto a tutte le questioni partigiane e fare le elezioni nel più breve termine possibile.
Esse infatti sarebbero avvenute ai primi di marzo se non fossero improvvisamente sopraggiunte le elezioni politiche. (Continua)