Il Centenario (2)
(...) Si desiderava in paese presto indire le elezioni amministrative, ma poichè queste, parecchie volte fissate e mai fatte per cause indipendenti dalla volontà del nostro Fascio, mostravano di andare troppo per le lunghe, si pensò di far nominare un Commissario del luogo allo scopo di evitare ulteriori spese al Comune esausto e risolvere presto la situazione locale.
La fiducia del Prefetto della Provincia e del Fiduciario Provinciale Fascista volle che assumessi io le funzioni di Commissario prefettizio: accettai per disciplina di partito e dovere di cittadino e mi misi all'opera senza prevenzioni e senza preoccupazioni.
Raccolsi i voti di tutti i combattenti che nelle trincee insanguinate avevano lasciato brandelli della loro carne, fui interprete di tutti i fascisti che ebbero la fermezza di stare in campo fin dall'inizio della nostra azione ricostruttrice e dai quali venne fuori il glorioso manipolo che partecipò alla Marcia su Roma, compresi l'anima di tutto il nostro buon popolo che desiderava la pace, il lavoro tranquillo dopo tante sofferenze, e lavorai on tutta la forza del mio spirito.
Ricordai tutte le battaglie sostenute per la vita che si era resa impossibile per l'oltracotanza bolscevica.
Eravamo costretti uscire dalle case guardinghi per difenderci da coloro che continuamente ci disturbavano e ci oltraggiavano. (Continua)