A proposito del porto  

   Pubblichiamo di seguito una tabella risalente al 1838 in cui possiamo notare come il porto di San Vito, a differenza della situazione attuale, fosse di notevole importanza rispetto ad altri scali marittimi.

   Un secolo dopo il numero delle imbarcazioni esistenti nel nostro porto aumenterà fino a 99 con 4 scafi a motore, 7 velieri e 88 barche con 205 persone addette.

   L'attività marinara del nostro paese è andata sempre crescendo dal 1500 fino al 1945.

   I problemi sono sorti dopo la seconda Guerra Mondiale quando San Vito si ritrovò con un porto quasi completamente distrutto e con i pescatori costretti a fare i pendolari.

   Dovevano attraccare al porto di Ortona e tornare a casa a piedi.

   Qualcuno preferiva restare al porto e dormire sul fondo delle barche.

   Inoltre, il ricavo era veramente misero: quando tutto andava bene si riusciva ad arrivare a 2.500 lire alla settimana,

   Poca cosa in confronto alle 60.000 lire mensili che sì potevano guadagnare nella costa ligure.

   Il perché proprio in Liguria dipende dal fatto che, anche se la forte emigrazione si è avuta negli anni '50, molti marinai sanvitesi avevano già raggiunto in precedenza le località liguri divenute a noi familiari.

   Anche in questo caso dobbiamo annotare episodi incresciosi dovuti a comportamenti politici non corretti.

   Nel dopoguerra si presentarono vari politici a far promesse per ricostruire il porto.

   Quando arrivò a San Vito, per l'ennesima volta, l'on. Giuseppe Spataro, per ripromettere il suo interessamento per l'approdo, fu fatto oggetto di una sassaiola da parte dei marinai esasperati.

   Erano, evidentemente, promesse da...marinaio.

Antonio Iarlori