Sono trascorsi trent'anni da quando un amico di tutti, Giovanni Fortunato, un uomo comune come tutti noi, ma al quale ero particolarmente affezionato, ci ha lasciato morendo di una morte improvvisa e lo voglio ricordare perchè nonostante il tempo trascorso mi sembra ieri che tutto questo sia avvenuto.
Non si tratta della commemorazione di un personaggio importante, ma di una persona normale come tutti noi ed è per questo che vi riporto quanto ebbi a scrivere sul giornale "La Ginestra" del dicembre 1993.
A Giovannino
Avremmo dovuto vederci domenica 12 dicembre per definire l'iscrizione della Polisportiva "La Ginestra" alla FCI.
Tutto era stato fatto con precisione e meticolosità, io mi ero occupato della parte burocratica e Giovannino aveva pensato a contattare gli amici, a raccogliere i soldi per far fronte alla prime spese.
Il mercoledì di quella settimana, passando davanti alla sua sala giochi, mi aveva detto con l'accento soddisfatto di chi aveva raggiunto un grande risultato: "Gnore maè', ci siamo, domenica vengo alla Ginestra e mettiamo tutto a posto".
Ma era scritto, purtroppo, che così non dovesse essere e la sera di venerdì 10 dicembre, la vita di Giovannino, improvvisamente, si interruppe.
La notizia fece il giro del paese in un baleno e lo sgomento si leggeva sul viso di tutti, poichè tutti lo conoscevano e lo apprezzavano.
Tante cose si potrebbero dire per ricordarlo, tanti episodi della sua pur giovane vita mi vengono in mente, gli anni della scuola elementare, gli anni passati insieme in parrocchia, le gite catechistiche, gli anni, insomma, più belli della nostra vita, quelli dell'infanzia prima e dell'adolescenza poi, ma l'immagine più bella è sempre l'ultima, perchè si staglia nitida nella mia mente e nel mio ricordo.
Lo voglio ricordare, perciò sulla sua bicicletta, con la sua sgargiante divisa da ciclista, che ci dà meglio il senso della voglia che aveva di vivere.
Voglio ricordarlo impegnato in una gara, come d'altronde è la nostra vita, quando il traguardo è quello più faticoso: l'arrivo in montagna.
La sua montagna, però, si è persa tra le nuvole del cielo e noi che lo ricorderemo sempre, finchè ci sarà data la possibilità di avere memoria e per vederlo non dovremo fare altro che alzare gli occhi verso il cielo e scrutare tra le nuvole, per scorgerlo correre felice sulla sua bicicletta.
Aspettaci.