Regolamento
Il 20 giugno è stato convocato il consiglio comunale il cui ordine del giorno prevedeva la convalida degli eletti, il giuramento del sindaco, la costituzione dei gruppi consiliari ed altri argomenti.
Tutto nella norma dato che l'art. 14 - Comma 2 dello Statuto questo prevede, ma improvvisamente il 27 giugno l'ordine del giorno viene integrato, inserendo tra il primo ed il secondo punto un altro argomento: Elezione del Presidente e del Vice Presidente del Consiglio Comunale.
Non si rispetta quanto previsto dallo Statuto e non si comprende bene il perchè dell'inserimento di quest'ultimo al secondo posto e non in un altro punto.
Non vado oltre nell'esposizione di questo argomento perchè non mi è possibile controllare quanto previsto in merito dall'ultima modifica del Regolamento per il funzionamento dello Statuto comunale, dato che è più semplice evadere da un carcere sovietico che consultare gli atti sul sito del Comune.
Comunque, rifacendomi al regolamento in mio possesso, di qualche anno più vecchio rispetto all'ultima modifica, non si parla minimamente di Presidente e Vice Presidente del Consiglio dato che le cariche sono attribuite al Sindaco ed al Vice Sindaco (Art. 29 - Comma 1).
Inoltre in tutte le sindacature precedenti il problema fu posto una sola volta, dal consigliere Bucciarelli Rosario al quale il Sindaco spiegò che era meglio non nominarli dato che il Consiglio era talmente ridotto che non c'era bisogno di altre cariche istituzionali.
Adesso, invece, lo stesso Sindaco ritiene che sia importante nominarli.
Il mio sospetto è che questa sia l'ultima, per il momento, soluzione di compromesso tra le due anime che convivono all'interno della compagine amministrativa.
Ma l'importante è partire, accontentare un po' tutti con varie cariche, retribuite o meno, e andiamo avanti.
Tutti contenti? forse, ma l'elettorato lo sarà altrettanto?
Non lo so, ma cosa importa tanto tra cinque anni tutto ricomincerà daccapo e quell'illusione di cambiamento che SVBC aveva apportato nella politica sanvitese svanirà per lasciare il posto alla normalità della vecchia politica.