Il Feltrino  

“Quel picciol fiume…” del Feltrino

Torniamo, quasi a scadenza fissa, a parlare di esondazioni ed in particolare dei danni che provoca il Feltrino. Spesso si dice che la natura si riprende sempre (ed aggiungo giustamente) quello che le è stato tolto.    

Credo che non vi sia niente di più naturale del fatto che un fiume possa far scomparire in mare tutto ciò che è innaturale.

Vi riporto la foto dell'ultima alluvione del Feltrino e la sua storia nel corso degli anni a cura di Antonio Iarlori.

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La storia.

Il Feltrino è menzionato una prima volta nel 1056, col nome di Filtrino in una carta di donazione del conte Trasmondo di Chieti in favore della Chiesa di S. Maria di Frisa.

Nel corso dei secoli il nostro fiume viene identificato con le forme più disparate: Filtrino, Foldrino, Foltrino, Futrino e naturalmente Feltrino.

Il nome Feltrino è stato soggetto anche  a delle interpretazioni molto suggestive: c’è chi ha fatto derivare il nome “filtrinus” dal fatto che si “infiltra” fra i pendii della valle ed altri che, perseverando col nome di “ansano”, ne davano giustificazione facendo riferimento alle “anse” che il fiume forma nel suo percorso. Credo sia naturale, invece, prendere per buona l’analisi condotta dal Bocache e che cioè fu chiamato Feltrino quasi sicuramente perchè su di esso esercitava la propria giurisdizione la comunità che andava sotto il nome di Feltrio o come la chiama il Bocache “comune de’ Feltrinati”.

   Gli interventi dell’uomo, soprattutto a partire dalla metà del 1800, fino ad arrivare ai nostri giorni hanno fatto sì che il “picciol fiume” divenisse sempre più grande ed oltremodo cattivo. Non tener conto della storia intervenendo su un percorso naturale di un corso d’acqua significa oltre che tener conto solo di interessi particolari creare condizioni tali da mettere a rischio anche la vita dei cittadini.   

   Quando nel 1874 si decise una rettilineazione del Feltrino che stava corrodendo alla sponda destra la collina “con grave danno del paese della adiacente strada Provinciale Frentana e del mulino di proprietà dei sig. Florindo Tosti” non si pensava che fenomeni atmosferici avrebbero fatto rinascere lo stesso problema. Come del resto è successo per via Giovanni XXIII o per piazza della Repubblica, antico letto del Feltrino.

   Le esondazioni non sono altro che la conseguenza di aver permesso di costruire case nelle valli  alluvionali restringendo gli alvei fluviali ed interrando i canali di deflusso.

   Circa 400 anni fa un’altra alluvione: “A dì 12 di settembre 1638 – Giovanni Carlo di Cesare d’anni 40 in circa fu trovato nello suo orto soffocato dalla gran piema d’acqua del Futrino che arrivò sino alla vigna di Giuseppe d’Intino con haversi portato due altri giovani uno d’età d’anni 10 et altro d’anni sidici in circa li quali non si sono ritrovati. Mai visto tal diluvio con haver guastata la strada ordinaria della marina et ben partita la muraglia della Dogana et la muraglia d’intorno alla Torre della Marina con haver trascinato dentro la Chiesa et alli fondaci del sale con grandemente danno…”