I sanvitesi ed il mare (12)

Se confrontiamo queste cifre con quelle che erano le dotazioni di navigli e di uomini ci rendiamo conto come i magazzini per le attrezzature, le stazioni di rifornimento di carburante ed i cantieri presenti ad Ortona permettevano una gestione all’avanguardia rispetto agli altri porti abruzzesi. In tutta la provincia di Chieti, ad esempio,  vi erano complessivamente 244 barche per la pesca di cui 88 a S. Vito e solo 55 ad Ortona con Vasto che guidava la classifica con 101 barche e la presenza nel proprio porto anche dell’unica motonave ed i velieri ne erano sette e tutti nel porto di San Vito, per quanto concerne il numero di addetti di vario genere (personale di macchina e di coperta, coadiuvanti ecc…), San Vito era impegnata con 205 individui, un numero maggiore degli 88 di Ortona ma se si guarda al patrimonio di scafi a motore all’epoca ne esistevano soltanto 17 e di questi 13 erano nel porto di  Ortona e solo 4 a S. Vito. La motorizzazione delle barche lungo la costa abruzzese avvenne soprattutto dopo il 1930, in ritardo rispetto alle regioni poste più a nord come le Marche dove i cantieri di Civitanova Marche o di San Benedetto del Tronto già funzionavano a pieno regime: del resto, nel 1927 in tutto l’Abruzzo vi era sono una barca a motore di stanza a Giulianova.[1]


[1] Costantino Felice, Il Mezzogiorno operoso: storia dell'industria in Abruzzo Donzelli, Roma 2008 p. 256