Elezioni 1993 (3)
Walter de Nardis si dimise e qualche mese dopo fu seguito dal prof. Antonio Iarlori. La situazione seguitò a precipitare. Qualche mese dopo, nel marzo del 1994, Palma Altobelli si dimise da capogruppo consiliare della Ginestra e successivamente si staccò dal movimento restando in consiglio comunale come indipendente.
Naturalmente subì le conseguenze di questo suo gesto con attacchi non solo politici, ma anche personali, da parte del giornale edito dall’Associazione Culturale e Ricreativa, tanto che la cosa degenerò a tal punto che la disputa finì in tribunale e si risolse con le scuse del giornale alla sig.ra Altobelli.
Il tentativo di delegittimare la Ginestra continuava, intanto, in maniera scientifica così che nel 1995 si arrivò sull’orlo dell’abisso, essendo solo quattro i numeri del giornale editi e appena una cinquantina i soci iscritti. La scelta era quella di far morire per consunzione la Ginestra per fare in modo che sparisse in maniera naturale senza che ci fosse colpevolezza, se non quella dell’incapacità dei suoi dirigenti.
Ma non tutte le ciambelle riescono col buco e questa più che una ciambella fu, per gli strateghi che stavano portando a termine l’azione, una frittata.
Cambiate la gestione e la linea del giornale, che ritornò ad uscire regolarmente e in sintonia con lo spirito della Ginestra, gli iscritti aumentarono fino a raggiungere il numero di 130.
Ma la ripresa delle attività non riuscì gradita ai soci facenti capo al PDS, che cercarono in tutti i modi di impedire la rinascita dell’Associazione.
“Se non hai la forza di sconfiggere un avversario, alleati con lui”; seguendo questa massima, nell’aprile del 1997 l’assemblea dei soci della Ginestra decise, all’unanimità, di presentare la lista per le amministrative di novembre.
Le cose sembravano ricomporsi almeno fino a quando il Consiglio direttivo della Ginestra decise, in una riunione a fine maggio, di non ricandidare il sindaco uscente.
Questa decisione fu male accolta, dai predicatori delle teorie democratiche dell’alternanza, le quali hanno valore quando riguardano gli altri, mentre sono antidemocratiche ed autoritarie quando riguardano la propria persona.
La tensione crebbe con alcune scaramucce sempre ricomposte per il bene comune.
Ma a giugno, in quel triste consiglio di fine giugno, il sindaco Basterebbe, che già aveva preso atto che la Ginestra non lo avrebbe ricandidato alla carica di sindaco, in modo plateale ed assurdo, ma che a ben ragionare tanto assurdo non era, dato che il gesto era finalizzato al perseguimento di precisi obiettivi, ritirò la delega di assessore a Tito Flamminio, provocando in questo modo la reazione della maggioranza dei consiglieri ed assessori della Ginestra, che gli tolsero la fiducia e si dimisero da tutte le cariche ricoperte.
Il 22 luglio fu presentata la mozione di sfiducia al sindaco da parte delle opposizioni (Ginestra e tre consiglieri di Proposta democratica, e a fine agosto il consiglio comunale, nonostante i tentativi messi in atto da Basterebbe e la defezione di uno dei firmatari la mozione di sfiducia, votò a favore della sfiducia(1) e arrivò ad amministrare San Vito, fino al 16 novembre, il Commissario prefettizio.
Fu questa la seconda volta consecutiva che un commissario veniva ad amministrare il nostro comune e la terza volta in assoluto dal 1946 ad oggi.
(1) Importante in questa votazione fu la decisione della sig.ra Palma Altobelli, che col suo voto fu determinante nell’approvazione della mozione di sfiducia