Furasche

   Il vocabolo è riaffiorato all’improvviso dai meandri della memoria (e non ne ho trovati di più efficaci), una di queste mattine, per significare a un amico che saluto abitualmente al bar e col quale mi sono intrattenuta, insieme ad altri, per qualche scampolo di conversazione in tempi no-covid, il comportamento innaturale che abbiamo acquisito per la rarefazione dei momenti di socialità.

   Andiamo “fuori mano” (va furasche), siamo diventati “non socievoli” (è furasche), quasi selvatici, “esterni” al nostro naturale habitat, come indica il tardo latino forasticus.

a.m.