Riporto in tre puntate un interessante articolo della prof.ssa Adelia Mancini sui rapporti tra Cesare de Titta e San Vito.

Cesare de Titta (1)

   L'umanista poeta di Sant'Eusanio, che alla cattedra universitaria conferitagli per "chiara fama" preferì con coraggiosa scelta di umiltà il "breve orto" della sua Fiorinvalle, con San Vito ebbe un rapporto intenso e duraturo. Vi trovò amici carissimi, lo affascinò il paesaggio unico e irripetibile che amò in tutte le stagioni, come la sua "Terra d'oro", ma in modo particolare per la dolcezza di certe sere di settembre e per la luminosità incantata della primavera.

   Tra Cesare de Titta insegnante a Lanciano e Giuseppe Javicoli l'amicizia calda e fraterna nacque a partire dal 1910 quando fu assegnata al medico umanista di San Vito la direzione di un autorevole e battagliero giornale, la cui voce superò ben presto i confini della regione, "La Fiaccola". fondata ad Ortona dal Bonanni.

   A San Vito il de Titta ha lasciato, segno tangibile, i bei distici per Maria, l'unica figlia di Tommaso Nobile, prematuramente morta a 20 anni, riportati nelle pareti della cappella della famiglia Nobile. A San Vito si è recato quasi ogni domenica, spesso in compagnia di Ireneo Tinaro, ospite di riguardo appunto in casa Javicoli.

   Nella bella casa di "Peppe" il 24 agosto 1921 incontrò Giovanni Gentile venuto da Amburgo, dove trascorreva le vacanze, con Pio de Luca, Luigi Illuminati,  Gino Rotini. L'Incontro eccezionale è rivissuto in un lungo componimento in latino indirizzato a Ireneo Tinaro del 31 agosto di quello stesso anno e ricordato inoltre nella dedica di "Acqua, foco e vento" al filosofo di Castelvetrano.

A.M.