La politica nel 1946
Il 6 aprile del 1946 il Consiglio comunale di San Vito discute ed approva una delibera avente per oggetto la nomina del Sindaco.
Presenti n. 19 consiglieri su 20, l'esito della votazione fu di 18 voti per Iavicoli Giovanni e una scheda bianca. C'è da notare come anche l'opposizione abbia votato per il candidato della maggioranza.
Riporto integralmente il discorso del Sindaco e vi prego di notare come fosse moderno e civile, cosa che non accade ai nostri giorni.
“Lasciate prima di ogni cosa che vi ringrazi per il voto che mi avete voluto dare; ringrazio i compagni della maggioranza; ringrazio i rappresentanti della minoranza che con il loro atteggiamento lasciano sperare di voler collaborare con la maggioranza.
Voi indubbiamente, nominandomi Sindaco, avete inteso darmi un grande onore, ma io voglio sperare che voi tenete bene presente che a questo onore è congiunto un onere di cui io sento e sentirò sempre la pesantezza e che sarà solo sostenibile se la collaborazione di tutti voi non mi verrà a mancare.
In ogni caso, il fatto che io porti lo stesso nome di un uomo che per molti anni, sempre riconfermato dalla fiducia del popolo, è stato Sindaco di San Vito, sia a voi di garanzia ed a me di guida e di sprone nel mio lavoro.
Ed ora che ho adempiuto il grato dovere di ringraziarvi, permettete che dica qualche altra cosa: devo fare la storia delle ultime settimane, ma sarò brevissimo: prima delle elezioni noi dei partiti di sinistra offrimmo agli avversari la possibilità di fare una lista unica per la concordia nell’amministrazione del paese. La nostra offerta fu respinta. Non voglio analizzare ora i motivi di questo rifiuto, ma c’è da pensare che la nostra offerta fu interpretata dagli avversari come una manifestazione di debolezza; non era con questo timore che noi avevamo fatta l’offerta, sapevamo di essere forti ed i fatti poi lo hanno dimostrato; con lo stesso spirito d’allora oggi rivolgo ai rappresentanti della minoranza l’invito di voler collaborare con noi nell’amministrazione.
E’ necessario intendersi su questo punto: non intendo dire che la minoranza per collaborare debba accodarsi ai voleri della maggioranza; mantengano pure essi la loro posizione di oppositori, ma esercitino i loro diritti su un piano di lealtà scevra di personalismi e nel solo interesse della cosa pubblica.
L’opposizione sanamente intesa e lealmente esercitata è per me la migliore forma di collaborazione.
Invito quindi tutti alla concordia ed al lavoro per il bene dei nostri concittadini.”
Ma vuoi vedere che l'attuale Presidente del Consiglio, Conte, conosceva questo discorso?