Il coraggio di morire
Non ho mai fatto uso delle pagine di questo sito per motivi personali e mi perdonerete se oggi 23 marzo ne approfitto.
Il 23 marzo 2018 è iniziato il calvario di mia moglie Ida, calvario che si è concluso il 19 gennaio 2019.
Ventiquattro anni fa la stessa sorte è toccata ad un amico, Maurizio Giuliante, che ci lasciò ad un’età nella quale i sogni e le speranze erano e sono senza limiti.
Anna Dragani scrisse su “La Ginestra”, nel maggio 1996, quello che può essere considerato l’epitaffio che ce lo ricorderà per sempre.
Faccio mie quelle parole, perché se al nome di Maurizio sostituisco quello di Ida il dolore in esse contenute è lo stesso.
Il coraggio di morire
Ricordo Maurizio l'ultimo giorno che è stato al comune, quando ci ha salutato per intraprendere quel viaggio dal quale non sarebbe più tornato.
Non aveva l'espressione triste, angosciata ed angosciante di chi sa di dover affrontare una prova difficile, ma aveva un'immagine serena, solare, quale, del resto, l'aveva sempre accompagnato.
Il decorso della malattia ha avuto alti e bassi, le voci sul suo stato di salute si alternavano, si accavallavano, ma una era più ricorrente: "Non si abbatte, reagisce, non si dispera, è forte"; in realtà Maurizio ha tentato di mordere la vita per non soccombere ai limiti che il vittimismo aggiunge a quelli già enormi della malattia, ma non ce l'ha fatta, la forza della volontà non è riuscita a sopraffare la debolezza del corpo.
Maurizio per sei mesi in una stanza d'ospedale ha avuto il vizio di sperare ed infine il coraggio di morire.