Fase 2
Non è facile scrivere ai tempi del Coronavirus. Non scatta la molla di una felice congiunzione tra mente e cuore. Inebetita la mente, il cuore terribilmente sterile.
La conta dei morti e la mattanza dei vecchi ti svuotano. Il tam-tam dei divieti diventa assordante. Nel tuo vissuto quotidiano cerchi appigli di sopravvivenza. Azzittisci la televisione, leggi con oculatezza il giornale. Ma, a dispetto di tutto e di tutti, il tempo è bello; giornate luminose come non mai (perfino durante la Settimana Santa, a Pasqua e Pasquetta, che in genere è un gran pianto); l’aria mite, iridescenze di mare, gioiose capriole di delfini.
La natura regala spettacoli di meraviglia, canti e cinguettii, mentre una farfalla dalla livrea arancione volteggia sul cespo di lavanda.
Lungo i cigli della S.S.16, straordinariamente vuota e silenziosa, occhieggiano il rosaceo delle malve selvatiche, il giallo dei soffioni, qualche macchia di camomilla. Semi di grano hanno fruttificato al 101%, nonostante il luogo impervio, e le spighe sono rigogliose come in un campo ben coltivato.
Oggi, inizio della Fase 2, non provo alcuna sensazione per l’imminente riconquista di una semilibertà.
La libertà è una conquista faticosa dello spirito, per cui sei libero dovunque e comunque. Ho riletto le Rose di Atacama di Luis Sepulveda, vittima illustre del Covid 19.
Torno sempre a Sepulveda, come a Paolo Rumiz, nei tempi bui della storia. Mi aiutano a colmare i buchi del cuore. Vi ho ritrovato una perla, eredità luminosa, testimonianza perpetua per quanto dovremmo ai vecchi.
I versi sono del poeta ebreo Avrom Sutzkever. “I vecchi muoiono in piena gioventù / e i nonni sono solo bambini mascherati”.
A.M.