Le chiavi

 

   Le chiavi del paradiso sono nelle mani di San Pietro, quelle degli edifici comunali, di solito, in quelle del custode del Comune.

   A Roccacastello, per anni, le chiavi di alcuni edifici comunali sono state, però, anche nelle mani di alcuni privati cittadini e associazioni di vario genere che se ne servivano per usi, diciamo, personali.

   Naturalmente la benevolenza degli amministratori nei confronti di questi privilegiati cittadini era dovuta anche al fatto che questi erano disponibili a svolgere certi compiti, che andavano a vantaggio della comunità e che gli operai del Comune non riuscivano a svolgere.

   In cambio, oltre la riconoscenza, avevano qualche piccolo vantaggio come per esempio utilizzare alcuni locali di proprietà pubblica senza pagare l’affitto, l’acqua, il gas ed imposte varie.

   Come si dice, tu dai una cosa a me e io do una cosa a te oppure una mano lava l’altra, ma l’uso improprio della cosa pubblica riservato a pochi fortunati e a spese dell’intera comunità non faceva altro che creare una latente insoddisfazione nella cittadinanza.

   Il vecchio detto “Deve venire Baffone” col quale si invocava l’avvento di una giustizia, che mettesse tutti sullo stesso piano, anche se messo da parte per i suoi evidenti connotati politici, non doveva essere estraneo al pensiero di alcuni giovani, che sognavano il radicale cambiamento di questo stato di cose.

   Le elezioni a Roccacastello decretarono la fine della vecchia amministrazione e la comparsa sulla scena amministrativa di un manipolo di giovani volenterosi, che predicavano il cambiamento, faceva sperare molti  nell’arrivo di “Baffone”, impersonato dal custode del Comune che come San Pietro, diventava il gestore unico di tutte le chiavi sparse per il territorio comunale e di tutti gli edifici pubblici dati in uso bonario a privati ed associazioni dalla vecchia amministrazione.

   Qualcuno, tra i cittadini, azzardò persino l’ipotesi di fare un bando pubblico per affittare, seppur a prezzi popolari, o per dare in gestione questi edifici, ma il tempo passava e a Rocccastello, invece, era sempre più in voga il “Campa cavallo, che l’erba cresce”.