Il cambiamento  

   A Roccacastello la vita scorreva monotona e senza sussulti, gli avvenimenti importanti si riducevano alle nascite, ai matrimoni e ai funerali.

   A livello politico niente da dichiarare con una maggioranza che vivacchiava affidando l'amministrazione agli impiegati e una minoranza che si beveva, senza controbattere, tutto quello che veniva pubblicato, se succedeva, all'Albo pretorio del Comune.

   Il paese era piccolo e tutto convergeva nella piazza del paese dove sostavano pensionati e sfaccendati, i quali, però, erano buoni osservatori e le uscite ad orari quasi fissi di alcuni impiegati comunali, che si recavano a fare la spesa o a prendere un caffè al bar, non erano loro sfuggite.

   Tutti si chiedevano perchè questi impiegati potessero uscire ed entrare a loro piacere dal Municipio, ma trovare una motivazione non era difficile soprattutto se uno di questi vantava legami di parentela con un importante personaggio della politica locale.

   Un'ancora di salvezza o meglio di chiarezza, però si profilava all'orizzonte: le elezioni comunali e la possibilità di mandare ad amministrare persone che non permettessero più questo vergognoso andazzo.

   La campagna elettorale fu vivace e senza esclusione di colpi, ma alla fine l'amministrazione uscente fu mandata a casa e il cambiamento promesso dai vincitori sembrava prossimo.

   Le aspettative di coloro che più si erano battuti per il cambiamento, però, cominciarono a scemare e dopo più di un mese dall'insediamento dei nuovi amministratori i soliti noti seguitavano ad entrare ed uscire quando faceva loro comodo.

   I pensionati e gli sfaccendati della piazza si guardavano in faccia e si chiedevano: "Ma non è cambiato niente?".

   No, non era cambiato ancora niente e un vecchio pensionato, ricordando i suoi passati scolastici ricordò agli amici la famosa frase gattopardesca: "Bisogna cambiare tutto per non cambiare niente."