Gli apparati
Due sono gli apparati che servono per amministrare la cosa pubblica: quello burocratico e quello politico, ma mentre il primo risponde solo alla legge, il secondo deve rispondere anche e soprattutto al popolo, che lo elegge.
Ed è la sinergia tra questi due apparati che fa essere buona un'amministrazione, però se l'apparato burocratico prende il sopravvento su quello politico l'amministrazione della cosa pubblica non risponde più agli interessi della gente, ma, il più delle volte, a quelli propri dei burocrati e a tutta quella sequela di imprese e personaggi vari, che si coagulano intorno ad essi.
Ai tempi della prima repubblica l'apparato predominante era quello politico, ma con la riforma Bassanini il potere è stato messo nelle mani dei burocrati e sono questi i veri amministratori della cosa pubblica e lo sono maggiormente se gli eletti non sono capaci di imporre loro l'esecuzione delle direttive amministrative, compito questo che compete all'apparato politico.
Di fronte a questa incapacità ci si chiede a cosa servono le elezioni e perchè mandare i rappresentanti del popolo ad amministrare, se si affidano ad un apparato, che nel passato non ha dato buona prova di sè? Cosa cambia se, con un apparato politico di diverso colore rispetto al precedente, che mostra un'evidente volontà di cambiamento da parte dell'elettorato, a lavorare per conto della cosa pubblica sono sempre le stesse ditte, che vi lavoravano prima e seguitano a lavorarci adesso come se niente fosse successo?
Naturalmente questo è un ragionamento di carattere generale, ma se provate ad applicarlo a qualche realtà a voi vicina vi sarà facile capire se è valsa la pena o meno di cambiare o se si cambiano le persone, ma l'andazzo è sempre lo stesso.