Santa Maria del Porto
Il giorno 22 dicembre 2015, nella sala Polivalente di San Vito Marina la Prof.ssa Adelia Mancini ha moderato un incontro per la presentazione del libro di Pietro Cupido "Santa Maria del Porto di San Vito fra Storia, Leggenda e Tradizione" ed ecco la sua presentazione:
Una giovanissima parrocchia, un giovane prete e noi bambini.
All'uscita da scuola, svicolavamo verso l'attuale Via Madonna del Porto (allora poco più di una carrareccia) per andare a vedere il pittore che sull'alta, per noi altissima, impalcatura dipingeva la Madonna "Giovane" (la chiamavamo così) nella Chiesa che tutti chiamavano "nuova".
La domenica, alla dottrina (si diceva così), se avessimo ripetuto a campanella formule e preghiere, don Peppe ci avrebbe premiati con un formaggino triangolare dal dubbio colore giallastro o con un altro, più accattivante, di surrogato di cioccolato, leccornie che venivano dai pacchi-dono della P.O.A., proiezione per diocesi e parrocchie del più ampio Piano Marshall.
La luce della memoria, si sa, dilata i ricordi e li impreziosisce, ma il fotogramma del pittore che sfuma, quasi accarezzandoli con la mano, i piedi della Madonna, è rimasto per me nitido e incancellabile.
A tutto questo mi riportava, prioritariamente, la lettura dell'agile, ma denso volumetto di Pietro Cupido "Santa Maria del Porto di San Vito tra Storia, Leggenda e Tradizione" e, ripercorrendo la ricca galleria delle foto, l'emozione avvertita è stata forte.
"Zia" Rosetta, le ricamatrici, l'abito nuovo della Madonna, "zia" Guglielmina e la confezione delle ostie. Quale bambino non è passato, sbirciando attraverso la finestra bassa della sua casa sull'attuale via Vespucci, nella speranza di essere notato e di avere qualche ritaglio di quelle ostie?
Il libro di Pietro (mi permetto di chiamarlo affettuosamente così in quanto abbiamo condiviso i banchi della scuola elementare) ridà voce a quanti hanno caparbiamente voluto la nuova parrocchia e la nuova Chiesa, identità, allora, forte del Rione Marino, e lo fa da cantore della sua terra e della sua gente, impiegando tempo e fatica. Un'epopea appassionata, quale quella per i "fornacari" e i "traboccanti".
Ma Pietro è un "tecnico" prestato alla letteratura, come egli ama definirsi, e da tecnico, quindi, si muove in una topografia dai contorni ben delimitati e all'interno della quale convergono dati ed eventi, sì che la storia, ampiamente e puntigliosamente ricostruita, smentisce le leggende di cui si ammanta la tradizione. La mappa che ne sortisce fa quadrato e resiste a tutte le obiezioni del caso.
Ne cura la breve, ma intensa prefazione, il nostro parroco don Gennaro Orsatti, il quale, è pur vero che viene dalla Montagna Madre e la montagna ama, ma è altrettanto vero che l'etica del mare ha compreso e nel cuore della gente di mare ha imparato a leggere più di quanti al mare sono nati.
A lui che ha accolto, incoraggiato e curato il lavoro dell'Autore e al Comune patrocinatore, credo vadano i ringraziamenti della comunità tutta.
Adelia Mancini