Regole e relazioni
Mi sento chiamato in causa da due articoli apparsi questo mese on line su «La Ginestra».
Walter ogni volta ci pone di fronte a questioni che non vanno liquidate con fretta grossolana. È un richiamo. Sento tale quello che mi spinge a prendere parola di responsabilità. Una questione difficile. Sto a quel che leggo e che tu scrivi, non ho parlato con le persone, né le persone me ne hanno parlato. Sto a quel che leggo.
Roberto, che rappresenta al Consiglio comunale San Vito Bene Comune di cui sono stato il capolista, è stato assente ai lavori per tre volte di seguito. Per regolamento la rappresentanza del Gruppo Consiliare passa a chi segue in ordine di voti nella lista elettorale del gruppo. Avevamo pure concordato che questo doveva avvenire con una periodicità annuale, per cui già da tempo avrebbero dovuto essere altri a sedere nel Consiglio per quella rappresentanza, una questione di stile, che significava anche un modo diverso di intendere e fare politica a servizio del paese e in un modo che doveva risultare formativo, perché la politica deve essere tale.
Roberto avrà sicuramente avuto i suoi motivi. È stato sempre a guardia della regolarità di presenze e regolamenti, come ricordo bene. Ne sono perciò sorpreso. È qualcosa che riguarda la sua personale responsabilità. Ci saranno state sicuramente delle difficoltà che non gli hanno permesso di formalizzare una richiesta d’assenza ai lavori consiliari. L'atteggiamento del Sindaco di non dar corso all'applicazione dello Statuto riguarda ancora un'azione personale, fuori regola, certo. Il caso poi di una delibera, che passa in esecuzione prima dei tempi regolamentati, conferma ancora una gestione di ciò che è comune in forma del tutto familiare e personale, fuori delle regole. Credo sia qui tutto il problema.
Il rapporto tra regole e relazioni.
La forza di San Vito è in queste forme di relazioni simpatetiche che manifestano il senso più intimo della comunità. È un bene Walter, non un male. È un valore. Siamo giustamente abituati a queste relazioni personali che sono la forza del paese. Ci conosciamo tutti e tutti prendiamo le difese di ognuno che si trovi in difficoltà. È il senso della comunità. Ma è anche la sua debolezza e staticità. In questione sono le regole di statuto, ed è delicata. Voglio, però, renderla ancora più complicata, per capirci meglio, provando a fare un ragionamento per il bene comune.
Roberto avrà avuto i suoi buoni motivi. Rocco ha dato prova di attenzione, in linea con il senso di rispetto della comunità, non della società, se posso esprimermi così. Ha perciò rappresentato uno stile del paese, il rapporto personale. Lo trovo giusto. Resta però che sono giuste anche le regole. Se non vengono rispettate allora San Vito si cancella dalla funzione di Ente Locale di Stato. Più semplicemente si fa torto a quanti si sentono frustrati dal mancato rispetto delle regole che scade in favoritismi, anche se non sono tali nei fatti e nelle intenzioni. Sono poi questi i motivi di dissapori e d’”ingiustizie” che puntualmente lamentiamo. Si agisce così non perché non si conoscono le regole, ma perché non si sanno rispettare. Si apre uno scarto tra regole e relazioni. Restano separate.
Come risolversi?
Il contrasto è tra conoscere e sapere, tra comunità e società. Ci siamo battuti per un movimento che portasse ad una comunità sociale per una società comune, lo ricorderanno quanti hanno agito e creduto in San Vito Bene Comune. Poi si è dimenticato, ha prevalso la comunità di conoscenza familiare, lasciando perdere il sapere delle regole sociali. I rischi sono evidenti ovunque questo accade, siano i grandi disastri della storia o i piccoli dissapori domestici in una comunità cittadina. Credo che la decisione stia tutta nelle scelte personali che valgono il bene comune solo quando diventano rispettose insieme di regole e relazioni. Non voglio perciò parteggiare per un verso o per un altro, resto amico di entrambe le persone, gli voglio bene, ma voglio anche bene ai tanti che hanno votato San Vito Bene Comune. A me proprio doveva capitare di scrivere adesso quanto non avrei mai pensato di ricordare:“Amicus Plato, magis amica veritas”. Si può essere quanto si vuole amico di qualcuno, ma conta di più il senso dell’amicizia vera, rivolta al bene comune.
Quando si tocca il bene comune le relazioni personali devono rispettare le regole che rappresentano la società in comune. Questo paese è sempre sul punto di raggiungere la sua felicità, ma appena l’avvicina si ritira. Personalmente voglio stare dalla parte delle relazioni senza però perdere le regole che sono il rispetto di quanti nel paese sono disillusi e distaccati da una amministrazione senza partecipazione, con qualche assessore mai presente, con qualche decisione presa a caso e a casa, personale e famigliare. Discutere di queste cose è importante, perché si possano serenamente trovare soluzioni per il bene comune, partecipate e non lasciate per strada tra il mugugno e la desolazione. Alla fine però chi reclama il rispetto delle regole viene considerato voce solitaria e vana, chiusa in se stessa; chi reclama il rispetto della comunità la intende in forma personale o di associazione familiare. San Vito così resta fuori non solo dalle regole, ma anche della comunità che trova i suoi momenti di gioia solo nell’altrettanto solitaria illusione dell’intimità di ognuno. L’effetto è da una parte e dall’altra la solitudine. Accade così quando la comunità si separa dalla società, quando regole sono separate dalle relazioni. Che dire Walter? Finirà con l’accorpamento dei Comuni?
San Vito Bene Comune ci ha provato e ci proverà ancora, se possibile. L’attesa porta consigli e chissà che non succeda che un rinnovato entusiasmo porti a farci pensare ad una politica educativa per una comunità sociale in una società comune con un’amministrazione partecipata.
Pino Ferraro