Trabocchi: ragni che tessono il tempo
Sembrano mani distese di vecchie streghe, nodose e incallite propaggini di arbusti cresciuti sull’acqua. Come scure ninfee senza radici hanno la bellezza di Narcisi che vivono della propria immagine.
I trabocchi uniscono la terra all’acqua, penisole ferme e resistenti alle intemperie di cui conservano il ricordo tra le rughe del legno consumato dalla salsedine. Ci raccontano ancora il passato, l’attesa di un tempo generoso, la sfida al mare, compagno di calma e di burrasca, nemico che cambia il volto senza avviso. Sono perle nere e per questo più rare, senza luce vivida nè liscia superficie per racchiudere l’ideale perfezione.
I ragni che tessono il tempo sono creature rare, costruite dall’uomo e dal destino nell’intreccio di reti ricucite tante volte e ancora resistenti come ricordi mai sbiaditi all’ombra della dimenticanza. I trabocchi tendono ancora le mani, tra il mare, la terra e il cielo, fantasia e realtà, leggenda e sacrificio dell’uomo che raccoglie i frutti del silenzio e dell’attesa.
Laura Alberico