Non è una domanda, Walter, è di più. È l'espressione di un'amarezza e dello sconforto che viene dal "tutto come prima", senza un cambiamento reale nella cultura istituzionale del paese. Il rammarico è anche mio. Il cambiamento non è solo espressione di un cambio di guardia alla guida dell'Amministrazione, deve evidente in ogni aspetto, in ogni parte, in ognuno che assume la responsabilità di farsene soggetto politico. Un cambiamento per me è stato, ed è, anche la decisione, annunciata già nella campagna elettorale, di una partecipazione attiva alla vita politica, per cui saremmo stati, quanti della lista, tutti Consiglieri, avvicendandoci alla rappresentanza, perché tutti dobbiamo averne esperienza e mettere a servizio non solo le capacità, ma il desiderio di cambiare le cose.
Lo stesso avremmo fatto per gli Assessorati resi espressioni di gruppi di lavoro guidati da esperti che potessero offrire oltre al servizio un percorso formativo. La partecipazione popolare, quella delle persone è la testimonianza diretta del cambiamento. In una comunità non così numerosa va esaltata ancora di più la circolarità partecipativa, permettendo a ognuno di esprimersi e di valorizzare il proprio impegno professionale, culturale, sociale. San Vito è sempre vicina alla propria utopia, ma è come di spalle alla sua porta. Manca l'entusiasmo che pure emerge e vive nelle iniziative di gruppi, solo che resta chiuso, rinserrato in un’autoreferenzialità, che è non è nemmeno tale per partito preso, ma che esprime piuttosto, spesso, la sfiducia al passo successivo della partecipazione di tutti.
La sfiducia che danno gli altri è quella che ci si dà in se stessi, frenando il proprio entusiasmo, talvolta anche per timore non soddisfarlo. Manca sempre quello che non si dà. Così si finisce in una vita immaginativa. Si pensa a grandi imprese e megalopoli e porti di mare o a cambiamenti metropolitani. È lo stesso. Ho insistito molto sulla pratica di una comunità sociale e di una società comune. Ho insistito molto sull'intima utopia che ognuno coltiva in se stesso, ma che non si lascia fiorire apertamente in un campo comune.
L'esperienza da Consigliere è stata per me felice. La rifarei altre mille volte, come si dice per cose che si sono fatte con la passione del cambiamento. Credo pure che si sia sperimentato qualcosa di diverso e che continua in chi ricopre quella carica e in quanti si avvicenderanno a rappresentarla. Qualcosa si è smossa. Poco, perché troppa è l'incrostazione di chiusura. Incomprensibile. Inutile ripetere qui, l'ovvia e ottusa ostatività a una partecipazione comune nel luogo dell'Istituzione municipale, che è un "luogo occupato", bisogna dirlo, "occupato" come lo sono tutti i luoghi che diventano impenetrabili alla partecipazione comune. L’abitudine di “occupare” l'Amministrazione è un vizio storico, come se si trattasse di un’associazione, che tale poi diventa, e non certo culturale, perché di interessi specifici, sorda anche a chi offre opportunità di prospettive vantaggiose per la comunità. Niente.
La scena rappresenta lo stesso atto da decenni. Abbiamo proposto un'organizzazione logistica dell'attività amministrativa che è stata negata di principio, ma adesso mi convinco a credere, che il motivo sia l'assoluta impreparazione a rispettare i principi organizzativi più elementari. Non c'è rispetto del ruolo istituzionale, non si arriva a capire che anche la "minoranza" fa parte del Consiglio dell'Amministrazione. Si va avanti così. Si va per sentito dire, per conoscenze di questo e quello, per promesse e vanità personali. La barca la porta il mare, così, senza timoniere e senza nemmeno chi rema. Le Sedute Consiliari finiscono con l'essere svolte su scadenze di registro o su indicazioni dell'Unione dei Comuni e della Regione per adeguamenti ordinari. Ci si adegua e basta. Si vota in coro. La maggioranza è d'obbedienza, senza però combattere, per stare al triste ricordo della frase. Potrebbero almeno fingere un voto diversificato al proprio interno, giusto per fare vedere, tanto i numeri sono schiaccianti al punto tale che non c'è esito a discussione.
Fa male assistere alla sudditanza e all'emarginazione, del tutto evidente, di persone che hanno il silenzio sul volto. Chi comanda, chi amministra, chi dirige, chi suggerisce non si capisce bene. Non ci sono mai state ordini del giorno che prefigurassero un impegno sociale per l'economia del paese, mai l'attivazione di bandi e opportunità da offrire a giovani e non giovani, aperti, senza scadere in clientelismi per quei posti da assegnare, sempre ordinari, mai aperture a soggetti locali, a provvedimenti che fronteggiassero le condizioni di difficoltà economica e sociale.
Insomma non c'è stata fin qui politica. Nel Capoluogo è ormai inverno anche d'estate. La frammentazione del territorio non trova compensazioni di prossimità. Si resta chiusi nella propria contrada. Come SVBC abbiamo fatto qualcosa, non abbastanza, non ancora, non siamo stati in grado di incidere come pensavamo. Io per primo, evidente. Sempre bisogna parlare in prima persona quando ci si espone in politica. Non ho reso abbastanza. Certo, ad avere la possibilità di stare in pianta stabile, come pensavo che sarebbe stato possibile con un esito elettorale diverso, non starei io a scriverti questa risposta né tu a farmi questa domanda. Ogni giorno deve essere una data importante per la vita del paese, quando è vissuto con entusiasmo della passione d'appartenenza, e personalmente, posso dirlo, appartengo a San Vito.
Ogni giorno sarebbe stato una data, per me certamente, perciò meglio così per chi si adagia nella nebbia del torpore. Il personale è politico quando si realizza come tale nella responsabilità dell'azione. Essere responsabile è dare risposte. I giovani e non più giovani che s'identificano in SVBC svolgono la loro parte, s'impegnano. Siamo un gruppo che deve ancora mostrare tutta la sua forza. Ci proviamo. Andiamo avanti, ripensando su ogni cosa e attivandoci. Ci siamo. Non rappresentiamo un bacino d’occasione elettorale, esprimiamo un progetto. Dobbiamo certo anche noi uscire dal pendio della critica ad personam per incontrare le persone. Abbiamo tenuto un'assemblea pubblica, la prima, e non certo l'ultima. La svolta di SVBC è INIZIATIVA POPOLARE, l'attivazione di una partecipazione comune alla vita sociale del paese.
La politica è educazione, un Comune è una Scuola sociale, il Paese è una comunità dove ognuno salvaguarda il proprio benessere per il benessere comune. All'inizio della storia della Democrazia in Europa ci sono quei due principi inscindibili: "la realizzazione di sé e la felicità altrui", l'una non è senza l'altra. «San Vito Bene Comune» è questo, e le persone che vi si ispirano sono pronte ad esprimerne la politica. La questione della Guardia Medica è un fatto gravissimo, non grave, come sono tante le questioni sociali lasciate indietro a consumarsi in rammarico nella solitudine di ognuno, mentre dovrebbero essere nella sollecitudine di chi ha la responsabilità amministrativa e la rappresentanza dell'opposizione.
Ti ringrazio perciò della domanda, che non leggo come una "critica" acrimoniosa, ma come un'accorata richiesta che manifesta la tua partecipazione. Se fosse semplicemente una critica per prendere distanza, sarebbe comunque ben venuta a farci riflettere. Perciò l'augurio è di avere tante critiche di ragioni accorate perché ci sia un cambiamento reale per il bene comune di San Vito.
Pino Ferraro