A chi la spara più grossa

   Ho acquistato un video sulla costa dei trabocchi e c’è un personaggio che racconta la storia di un tremendo terremoto avvenuto nel 1627 dove l’acqua del mare penetrò per 5 miglia all’interno della costa travolgendo tutto e modificando il nostro litorale e la cui attuale conformazione è determinata proprio dal suddetto terremoto. Si tratta sicuramente del terremoto avvenuto il 30 luglio 1627 di cui riferisce il G. Masciotta nel suo libro Il Molise (c. IV p. 334) nonché il più famoso M. Baratta Il terremoto garganico del 1627 (ed. dalla Bollettino della Società Geografica – Roma 1894) e da Gio.V. de Poardi Bolognese Nuova relatione del grande e spaventoso terremoto successo nel Regno di Napoli, nella Provincia di Puglia alli 30 di Luglio 1627. Roma, 1627.

   Se teniamo fede a questi testi è incredibile pensare che si possa mandare in giro per le librerie e le edicole un video con delle ricostruzioni storiche basate su invenzioni fantasiose senza nessun riferimento a fonti reali stravolgendo, oltretutto, la storia di San Vito e del suo territorio.

   E mi sono posto in proposito alcune semplici domande, basate su fonti storiche ben individuate, che mi portano a pensare che nel video ci siano solo delle frottole.

Domanda n.1 – A proposito di vittime del terremoto, come mai nell’Archivio Parrocchiale di San Vito nel “Liber mortuorum” nell’anno e data suddetta non vi è registrato nessun decesso ed in tutto l’anno 1627 vi sono 5 morti  cifra del tutto normale dato che nel 1626 erano state di 11 e nel 1628 di 4? Se ci fosse stato un evento devastante sarebbe stato registrato con la descrizione anche delle modalità del decesso, come è avvenuto per il giorno 12 agosto 1638 quando “Giovanni Carlo di Cesare di anni 40 in circa fu trovato nell suo orto suffucato dalla gran piema d’acqua del fotrino che arrivò sino alla vigna di Giuseppe d’Intino col haversi portato altri due giuveni li quali nol si sono ritrovati…con haver distrutta la strada ordinaria della marina et ben partita la muraglia della Dogana..  ”. (Arch. Parr. “Liber Mortuorum” anno 1638) e dove il parroco era sempre lo stesso del 1627 un certo Don Stefano de Fidelis arciprete di San Vito dal 1623 al 1639.

Domanda n. 2 – Se ci fosse stato davvero una modificazione della costa con movimenti tellurici di portata eccezionale, con enormi frane come mai dopo circa cinque mesi e precisamente il primo gennaio del 1628 nel Tabulario di Scipione Paterno vengono descritti i paesi di San Vito, S. Apollinare e Frisa come se nulla fosse accaduto con il Castello di San Vito e le sue “…due Porte una dalla parte di terra e l’altra di mare ambedue con ponte a levatore..” (Manoscritto di Omobono Bocache – Bibl. Com. di Lanciano f. 126 r.) ?

Domanda n. 3 – Se ci fosse stato ecc.. ecc.. come mai la Torre di Guardia presente sulla spiaggia, la Dogana ed i magazzini del fondaco del sale, la Chiesa della Madonna del Porto sono rimasti allo stesso posto considerato che il notaio di Lanciano Nicola Mancini l’8 gennaio 1628 redige un atto non nel suo ufficio o nella piazza pubblica di Lanciano come spesso avveniva a quei tempi ma proprio nel Regio Porto di Lanciano e di San Vito e proprio nel fondaco del sale (“In Regio Portu Civitatis Lanciani et S.ti Viti et proprie in R° Fundaco salis”- C. Marciani “Quaderni Manoscritti - Notaio G. Giacomo Antonini, p. 273. Bibl. Com. di Lanciano) ?

   Ho ascoltato anche la storia dei “Verì” e degli “Annecchini”, di popolazioni ebree che hanno occupato il nostro territorio. Occupandomi di ricerche genealogiche sarei felicissimo se qualcuno mi citasse la fonte di questa migrazione considerato che nei vari registri di nascite, morti, matrimoni, catasti e censimenti dal 1587 ad oggi non vi è traccia alcuna e il solo termine “ebreo” non appare da nessuna parte.

   Spero che qualche “storico”, locale o non, dia risposte chiarificatrici a queste domande e l’opportunità di rivedere le mie ricerche e quanto in esse contenute.

Antonio Iarlori