Il trabocco - 3
Pubblichiamo la terza ed ultima parte di un articolo della professoressa Mancini, già pubblicato sul periodico Terra e Gente, in merito all'origine della parola trabocco.
(...) Tronchi che lascia nodosi e irregolari, il conforto a lui familiare del capanno, un graticcio che rivendica la proprietà all'ingresso della passerella, spesso un altro più avanti, quasi a voler ritardare il passo di chi fosse riuscito a superare il proprio sbarramento.
Contenuto il distacco da terra (si possono udire voci e rumori), la passerella (quasi un cordone ombelicale) di tavolette poggiate trasversalmente, elastiche e cigolanti, aerea, ma saldamente assicurata dai pali conficcati negli scogli, la piattaforma che si slarga, costruita con grande dispendio di forza e con un lavoro di squadra, facendo fluitare tavole e tronchi a nuoto o servendosi di rudimentali "cannizzeri". La piattaforma dà sicurezza, consente di poter guardare la terra da una nuova dimensione e, nel contempo, di avvertire la sensazione di dominio su quel mondo che si proietta sull'ignoto, atavico richiamo dell'acqua.
Proiettate verso la distesa le quattro antenne, due più lunghe e due più corte, come quelle di una lumaca, sostenute da fili, ora in acciaio, che per intervalli e disposizione sembrano raffigurare le corde di un'arpa che l'umore del vento accorda in misteriose sinfonie.
In verticale, al centro del piano, I'argano ricavato da un tronco d'albero, entro cui passa un'asta di legno a croce. II movimento consente di calare la rete, e di ritirarla parzialmente durante la pesca. Nel piccolo lago che si forma e nel quale la preda resta imprigionata, cala, mediante un gioco di carrucole e funi, un cerchio di rete, quasi un comodo cesto, e porta sul piano il pesce pescato. La rete viene tirata su tutta, solo quando si smette di pescare.
In una bella e dotta pagina, Quel lembo della costa frentana in La Costa del Trabocchi (2011), F. Farinelli scrive parole definitive sulla dibattuta querelle. "Proprio qui, dove la forma, la natura, i lineamenti costieri vantano e cambiano direzione, avviene un piccolo miracolo, che in tutto il Mediterraneo ha pochi paragoni e in nessun luogo si mostra con altrettanta evidenza: il contadino e il pescatore, personaggi di norma distinti e separati se non l'uno all'altro contrario, coincidono (coincidevano?) qui in un'unica figura, da cui I'intero paesaggio della sinuosa litoranea appare plasmato, con pochi, discreti tocchi di cui i trabocchi costituiscono l'indice più significativo e rappresentativo, appunto I'emblema di un genere di vita unico, fondato sulla conciliazione di ciò che invece altrove è opposto: fragile e nervoso come la sua materiale architettura, tenace e saldo come la cultura da cui origina".