Ma un manifesto...?
Nell'ultima settimana il nome di San Vito è stato quotidianamente in prima pagina sui due principali quotidiani locali: Il Centro e Il Messaggero.
Tutto questo interesse non è stato dettato da fatti che possano dare lustro al nostro paese, ma che lo discreditano in maniera violenta.
Lunedì primo ottobre ci sarà un consiglio comunale e sarebbe stato interessante sentire cosa pensano dell'argomento delle false licenze sia l'amministrazione comunale che l'opposizione.
Sarebbe stato interessante, ma purtroppo l'argomento non verrà nemmeno sfiorato come se, non parlandone, il problema venisse esorcizzato e le cose potessero tornare a posto da sole.
In questa Italia degli scandali, dove anche San Vito fa bellamente la sua parte, questa inchiesta della Procura sembra non interessare, anzi tutti fanno finta di non sapere, soprattutto gli amministratori, che probabilmente non c'erano o se c'erano dormivano.
A questo punto la rilettura di una frase della lettera di commiato dell'ex segretario comunale, dott.ssa Conti, nella quale si afferma che "I Comuni non possono trasformarsi in mercatini ortofrutticoli i cui venditori vendono nei loro banchi merce avariata modificandone l’etichetta.", ci offe una chiave di lettura molto particolare, che va valutata in maniera diversa rispetto al passato.
E che dire, poi, di questa altra frase (La coscienza di questo Segretario Comunale è totalmente in ordine, avendo sempre offerto disponibilità e come noto a tutti, dipendenti e cittadini, sedendo dietro la propria scrivania e con le porte aperte. Sono altri che chiudono le porte e a questo punto mi chiederei perchè...), che pone un quesito inquietante?
Sì, forse, un manifesto più che un dovere era un obbligo.