Il coraggio
Lungo la nostra costa, chiamata con orgoglio "Costa dei Trabocchi", stiamo assistendo ad una metamorfosi, che riguarda proprio queste straordinarie macchine da pesca.
Abbiamo parlato spesso dei trabocchi della nostra costa anche grazie agli scritti della nostra concittadina prof.ssa Adelia Mancini, la quale, oltre ad illustrare le qualità dei trabocchi, ha lamentato più volte l'utilizzo commerciale, che si sta facendo di queste straordinarie macchine da pesca tanto da affermare che "l'ignoranza non è l’unica iattura che i trabocchi corrono. Dispiace che alcuni vengono corredati da sovrastrutture che offendono la sacralità dettata da un'architettura essenziale e complessa nel contempo. Dispiace, inoltre, che siano in molti a credere che la loro sopravvivenza sia garantita dalla trasformazione neanche tanto subdola in ristorante per cene "in" o quant'altro."
In effetti lungo la nostra costa, partendo da San Vito e andando verso sud è difficile trovare trabocchi, che siano utilizzati per la sola attività di pesca, anzi stanno diventando luoghi riservati per cene e pranzi.
A questo punto viene da chiedersi come sia possibile svolgere le attività che dépliants pubblicitari ci illustrano.
Infatti se leggiamo con attenzione le norme previste all'art. 15 della L.R. n. 38/2010 ci accorgiamo che per esercitare l'attività di ristorazione occorre avere il certificato di collaudo previsto agli articoli 24, 25 e 67 del DPR 380/01 ovvero Certificato di idoneità statica, la dichiarazione di conformità degli impianti e la dichiarazione di conformità delle opere realizzate alla normativa vigente in materia di accessibilità e superamento delle barriere architettoniche.
Importante è poi la norma che prevede che le degustazioni di cui sopra non possono comprendere operazioni di trasformazione e cottura di alimenti.
Mi fermo qui, perchè penso che sia sufficiente già questo per capire come sia difficoltoso se non impossibile fare attività di ristorazione sui trabocchi, ma i ristoranti sui trabocchi stanno diventando sempre più numerosi.
Ultime considerazioni: sono molto curioso di conoscere il tecnico o i tecnici che hanno rilasciato e depositato presso l'U.T. comunale il certificato di collaudo di queste strutture e quale coraggioso tecnico comunale abbia rilasciato il certificato di agibilità indicante il numero massimo di persone che possono sostare contemporaneamente sulla struttura.
Chi scrive queste note è un semplice cittadino il cui potere di intervento in materia è nullo, ma le varie associazioni, i consiglieri comunali, i gruppi di opinione, che sono presenti sul territorio perchè tacciono? Perchè non richiedono copia dei certificati di cui sopra? Perchè non verificano se queste prescrizioni vengono rispettate? O forse questo è un argomento che è meglio non toccare?