Lu
ramaiètte
Le parole cumare e cumpare
(dal latino tardo cum mater e cum
pater) servivano
a designare un tempo non solo chi, come oggi, teneva i bambini a battesimo o i ragazzi a cresima, ma
anche quelli che si scambiavano fiori e doni nelle festività dì San Giovanni e di San Pietro e che
da quel gesto si chiamavano cumare o cumpare a fiori o del San Giovanni.
I legami di relazione e i vincoli affettivi che
tale rapporto determinava non erano per nulla inferiori a quelli del più comune
"cumparatico",
erano rigorosamente rispettati e si trasmettevano per generazioni.
A San Giovanni,
dunque, sì offrivano alla persona prescelta fiori o meglio un astuccio dì
paglia delicatamente lavorato, lu ramaiètte appunto,
con dentro fiori, intrecciati a rametti (latino
ramalia, plurale neutro di ramalis) di erbe odorose quali cedronella, rosmarino,
spigo, basilico e foglie di “santamaria”. Quella
persona avrebbe ricambiato un dono (per lo più un anello) nel giorno di San
Pietro.
Il termine sì è poi esteso a qualificare campi ed orti ben
lavorati non solo, ma attentamente curati e rifiniti; di qui il modo di dire
"pare nu ramaiètte”.
Non so se qualcuno della
più vecchia generazione
sappia ancora intrecciare "ramaglietti". Gli ultimi che ho visto li vendeva un
bambino, a 50 dracme l'uno,
sull'istmo di Corinto come souvenir portafortuna.