La ‘nnumminate

   Era poco più che adolescente, bella e soda, di una bellezza un po' selvaggia.

   La rivedo, in una sorta di flash-back, che percorre a piedi nudi, altera, lo stradone bianco.

   Tra mille giri e sospensioni della voce i "grandi" dicevano che era stata cacciata di casa. Tenè na brutta ‘nnumminate! L'avevano spiata e la voce pubblica sentenziava che si era incontrata più volte e di nascosto, in luogo appartato, con un ragazzo che je jave arrete, un corteggiatore, insomma!

   D'altra parte bastava anche meno pe pijiarse la 'nnumminate.

   Il codice comportamentale era molto rigido: non frequentare luoghi appartati, non fermarsi per strada a parlare con chiunque, non assumere comportamenti disinvolti con i ragazzi e men che mai con uomini, non indossare abiti vistosi e sconvenienti, non truccarsi, portare il fazzoletto nero in testa per tutta la vedovanza ecc... un codice taleban di tutto rispetto!

   Sgarrare equivaleva ad avé la ‘nnumminate, ovvero ad essere incolpata (la lettura va fatta al femminile) dalla pubblica voce.

   Preferisco credere ancora, come allora, che fosse stata lei ad andarsene per non sentirsi una reietta nella sua casa dove quella nominanza ricadeva sui maschi del clan familiare che non avevano saputo sorvegliare la moglie, la figlia o la sorella e diventavano perciò particolarmente cattivi e maneschi, ma intaccava pure il buon nome delle componenti femminili che alimentavano astio nei confronti della pecora nera.

   Sarà per la stretta che avverto quando ripenso a questa vicenda che rifiuto l'uso indiscriminato dell'inglese nomination.