La camelle

   Per amore di tradizione si trova ancora nel mobiletto pensile di una cucina all’americana il piccolo contenitore dell’olio, di latta, circolare e con il coperchio che si apre a metà. Suo corredo indispensabile «la terzette», il misurino che regolava il regime dietetico di altri tempi per dosare l’olio nei vari tipi di «minestre». Guai ad eccedere e guai a scarseggiare in modo troppo vistoso; sarebbe stato segno inequivocabile di scarso equilibrio e di pessima amministrazione dell’economia familiare.

   Si poteva andare in prestito di «‘na terzette» o di «‘na fijette» (che era una misura un po’ più grande) «d’uojje» in momenti eccezionali o per gravi evenienze, ma bisognava restituire, a meno che il prestito non fosse stato già considerato «‘na limosine o ‘na carità pe’ ll’anime sante di lu prihadorie».

   Ha nobili ascendenze «la camelle», visto che il termine è presente nella lingua latina (camella-ae), nella quale designava un oggetto diverso e comunque tra i «vasa coquinaria», passato poi nello spagnolo «gamella» e da qui all’italiano.

a.m.