6.1 Struttura insediativa, evoluzione demografica e abitazioni
L’abitato di San Vito Chietino, di crinale a quota 149 mt slm., è caratterizzato da una struttura insediativa a portamento ovoide con isolati focalizzati sulla parrocchiale e parzialmente disposti a raggiera. Il sedime occupa un rilievo spartito su tre lati da profondi avvallamenti di cui, quello orientale, costituisce anche l’accesso al sottostante vallone della Fonte Pubblica; l’intero assetto urbano, di cui sono evidenti resti di case mura scarpate sullo spigolo perimetrale di nord ovest, è chiusa da una struttura palazziata, il Palazzo Borga D'Onofrio, quest’ultimo domina l’abitato, tipologicamente presenta un portale barocco al recinto e fabbrica in forme del XVIII IV sec., situato all’estremità di C.so Trento e Trieste, di consistente dimensione, circondata da ciò che resta del parco e dominante l’ultima parte del rilievo rispetto alla sottostante valle e che potrebbe far pensare ad una originaria possibile postazione castellata Wavvistamento. Infatti, ove si consideri in che misura il sedime sia dipendente dalla topografia naturale del sito, diviso com'è tra le prime propaggini del torrente Moro da occidente e da quelle del fosso del Gallo da oriente, appare evidente che la postazione sia stata scelta proprio a controllo del pianoro che i due avvallamenti delimitano a metà tra l’abitato di San Vito a oriente e quello di San Leonardo di Ortona a occidente avendosi a meridione il castello di Frisa Guastameroli. Tutto ciò lascia supporre dell’esistenza in origine non solo di un perimetro di case mura ma anche dei relativi accessi urbici per i quali, se si prende a riferimento Passe mediano di Via IV Novembre, la collocazione doveva cadere a settentrione nei pressi del palazzo Borga e a meridione all'uscita del largo Vittoria. La struttura urbana cosi chiusa avrebbe comportato il fronte della parrocchiale capovolto rispetto allo stato odierno e orientato verso Passe mediano appunto e dunque l’attuale Corso Trento e Trieste finirebbe in questo caso per divenire nient'altro che il risultato urbanizzato della vecchia fascia di rispetto extramurale orientale. Non esistono prove tangibili di una simile distribuzione funzionale antica se non nella collocazione delle emergenze e quindi del Palazzo Borga, nel fatto che sul lato orientale soprattutto restino tracce evidenti d’orti pomeriali indice di una forse scomparsa perimetrazione urbana, ma anche e di più avvalora la lettura appena fatto l’esistenza della
chiesa di S. Rocco fuori del perimetro, e dunque extramurale com’era solito, a ovest e della fonte pubblica, anch'essa extramurale ma dal lato est. Lo sviluppo successivo avviene dunque marginalmente all’asse del corso Trento e Trieste occupando il ripido pendio verso il fosso della Fontana e quindi contraendo la possibilità di sviluppo trasversale ulteriore di questi isolati, il resto dell’espansione, in fasi successive, coagula intorno alla chiesa extramoenia di S.Rocco, verso meridione, e poi lungo le principali vie di accesso in maniera diradata e senza allineamenti significativi, da rilevare lo sviluppo orientale al di Ià del fosso della Fontana su un pianoro prospiciente il vecchio nucleo primitivo che avviene con una edilizia minore, molto frazionata e con carattere totalmente rurale.