Ho assistito alla seduta del Consiglio comunale del 20 aprile ed ho ascoltato con molta attenzione il dibattito sul bilancio di previsione del 2009, ma man mano che la discussione andava avanti aumentava in me un senso di fastidio per l’indirizzo che stava assumendo la discussione.
Il sindaco, ragioniere, faceva bene il suo mestiere e snocciolava cifre su cifre cercando di far capire ai cittadini presenti quali erano le difficoltà nel fare in modo che il due più due seguitasse ancora a dare quattro come risultato.
L’opposizione cercava di far passare l’idea che i prestiti della cassa depositi e prestiti non fossero debiti, ma investimenti, anche se i cittadini ne avrebbero sopportato la restituzione in tasse per diecine d’anni.
L’assessore Comini, a sua volta, rifaceva le pulci sui bilanci del passato quinquennio per invitare il Gabbiano a riflettere prima di sparlare.
Il capogruppo del Gabbiano che, con molta enfasi, accusava gli attuali amministratori di non avere i cosiddetti attributi, che sono gli elementi essenziali per un buono e capace amministratore.
Fortunatamente, con la pacatezza tipica dell’uomo esperto e conoscitore della vita, il prof. Tosti ha ricordato a tutti che in quel dibattito mancava l’elemento essenziale: il cittadino con i suoi problemi e le sue difficoltà.
Ed è stato in quel momento che lo schifo che mi stava prendendo incominciò a scomparire, perché mi è sembrato che ci fosse ancora qualcuno che pensava che i ragionieri stanno bene nelle aziende e che i “politici” vanno a ricoprire gli incarichi pubblici per cercare di produrre il benessere dei cittadini.
L’unica cosa certa è che abbiamo raggiunto il massimo dell’imposizione fiscale che l’amministrazione può applicare e che i cittadini non dovranno pagare più del massimo previsto dalle leggi attuali.