Ripensamenti
E' oramai una consuetudine commerciale quella del recesso se un contratto non soddisfa e mi sembra che sia normale esercitare il diritto di ripensamento dopo decisioni prese, forse con un po' di leggerezza, negli altri campi della vita pubblica o privata che sia.
Nel mese di luglio dello scorso anno l'amministrazione comunale decise di risolvere unilateralmente il contratto di lavoro con la segretaria comunale e per ufficializzare la cosa fu approvata una delibera di giunta municipale, la n. 64 del 28 luglio 2009.
Ma poichè la segretaria, da quella data, ha seguitato a svolgere egregiamente le sue funzioni, ho sentito il bisogno di chiedere al sindaco come mai alle decisioni prese non fossero seguiti i fatti.
Oggi, 3 maggio 2010, il sindaco, trascorsi i canonici trenta giorni previsti dallo Statuto Comunale, mi ha risposto in questi termini:
"In riscontro alla Vs. richiesta del 02.04.2010 si notizia che, a seguito di considerazioni successive al deliberato, l'Amministrazione comunale e il Sindaco in prima persona hanno ritenuto di non dare corso allo stesso".
Come dire che l'Amministrazione ha esercitato il diritto di ripensamento.
Io non sono un esperto di norme e di leggi, ma, per logica, se un atto pubblico non viene applicato non dovrebbe essere revocato?
Mi sembra una cosa del tutto normale non dar seguito a decisioni prese anche se pubblicizzate con un atto pubblico, ma chi segue la vicenda non ha il diritto di essere informato sui ripensamenti degli amministratori?
Infine un atto pubblico non ha sempre valore fino al suo annullamento formale?
Pongo queste domande dato che l'accesso agli atti amministrativi nel nostro Comune non è molto agevole e non sono al corrente di eventuali atti in merito ai fatti di cui sopra.