Storie dell'Italia di una volta

Il sogno

    A Roccacastello  le cose, naturalmente parliamo di amministrazione, andavano avanti senza sussulti, l'amministrazione sonnecchiava e i cambiamenti sbandierati in campagna elettorale erano lungi da venire.

   L'opposizione era come se non esistesse e niente faceva sperare in qualcosa che desse vivacità alla vita politica del paese, insomma tutti speravano che il tempo passasse più in fretta di quanto previsto da madre natura per poter uscire da questa situazione di inedia.

   La vita, specialmente d'estate, era quella solita della piazza dove si spettegolava di tutti e soprattutto degli assenti, ma in un pomeriggio particolarmente torrido, Antonio, uno dei più feroci oppositori del sindaco in carica, non riuscì a tenere più gli occhi aperti, anche per un pranzo particolarmente abbondante, e si addormentò sulla panchina.

   Si sa che durante il sonno i pensieri e i desideri più inconsci si trasformano in sogni e anche il Nostro incominciò a sognare.

   Poteva sognare di tutto, di come fosse diventato improvvisamente ricco o di come avesse potuto conoscere una famosa diva del cinema, ma lui cosa iniziò a sognare? Il sindaco, il suo incubo nella realtà.

   Seduto sulla poltrona del suo ufficio, lo vedeva, senza essere visto, mentre tramava le cose più sordide e lo vide, qualche istante dopo, ricevere gli assessori per la riunione della giunta municipale.

   "Finalmente", pensò tra sè e sè, "riesco a sentire quello che stanno tramando", ma il sogno diventò improvvisamente muto e non sentiva più niente come se qualcuno avesse tolto l'audio, però vedeva che, sia il sindaco che gli assessori, gesticolavano molto e che addirittura venivano alle mani.

   Di fronte a quella lite, un sorriso di grande soddisfazione illuminò il suo volto e la speranza che gli amministratori si dimettessero gli aprì il cuore.

   La lite continuò con sempre maggiore violenza, finchè ritornò l'audio e sentì dire dal sindaco, che lasciava la sala: Basta non è possibile questa cosa!

   Finalmente se n'era andato, il suo sogno si era realizzato e mentre gioiva in cuor suo sentiva la frase detta dal sindaco che si ripeteva come l'eco in montagna, aprì gli occhi e vide il vigile urbano, che gli diceva: Basta non è possibile questa cosa! Non si può dormire sulla panchina.    (continua)