Ci dispiace (parte seconda)

   Era pacifico aspettarsi una risposta da Vito Sbrocchi e questa puntualmente c'è stata e, come costume di questo sito, la pubblichiamo integralmente.

   Dopo aver letto l’ultima mail (in cui si parla del sottoscritto) inviata all’amico Walter de Nardis dall’assessore alla cultura, urbanistica e pubblica istruzione, professor Antonio Iarlori, e pubblicata su questo sito con il titolo “Ci dispiace”, sono rimasto sinceramente sconcertato. Non riesco a capire perché l’assessore Iarlori si arrabbi così tanto quando scrivo un articolo sulle attività svolte dall’Amministrazione comunale di San Vito.

   Siamo in democrazia e penso che sia legittimo per un cittadino, che fa anche il giornalista, esprimere un’opinione, positiva o negativa che sia, sull’operato di un ente pubblico. A tal proposito devo precisare che anche in passato, sul quotidiano “Il Tempo”, ho scritto articoli non certo positivi per le Amministrazioni di sinistra, all’epoca guidate dai sindaci Gianfranco Basterebbe e poi da Teresa Giannantonio, che mai si sono offesi minacciandomi di diffida o querela. Ma devo dire che nemmeno l’attuale sindaco Rocco Catenaro si è mai dimostrato ostile nei miei confronti.

   Ma torniamo ad oggi. L’articolo, che ha scatenato le ire del prof. Iarlori, è quello intitolato “Il castello di San Vito”. Chi lo ha letto ha potuto constatare che non contiene nemmeno una parola offensiva sia nei confronti dell’assessore alla cultura che dell’Amministrazione comunale; anzi viene espresso un giudizio positivo sull’opera pubblica, spronando il Comune a ricercare un ulteriore finanziamento per completare il restauro. A conclusione dell’articolo ho segnalato poi un errore riscontrato nel cartello esplicativo (subito rimosso dal Comune) installato sui ruderi di via Ciampagnolo credendo di fare cosa buona, ma la battuta ironica finale deve aver urtato la sensibilità del nostro assessore, tra l’altro mai citato nel pezzo giornalistico. Ma è da precisare che nemmeno altre persone sono state menzionate, dato che non ero a conoscenza di chi avesse predisposto l’insegna. Quindi niente di oltraggioso.  

   Devo inoltre smentire, nella maniera più assoluta, le affermazioni del prof. Iarlori, quando dice che il sottoscritto ogni volta “prende spunto da un’opera realizzata per fare dell’ironia”; tutto ciò non è affatto vero. Chi mi conosce sa che la mia attività giornalistica è svolta con serietà e senza sarcasmo. Dalla lettura della mail apprendo che l’assessore Iarlori è talmente avvelenato per i miei articoli che non vuole nemmeno più incontrarmi privatamente, tant’è che se dovessi aver bisogno di spiegazioni o chiarimenti ha precisato che è disponibile a darmeli solo in un dibattito pubblico o in conferenza stampa. Insomma l’assessore alla cultura di San Vito mi ha praticamente cancellato. Un atteggiamento che ritengo grave per un pubblico amministratore che si dichiara non disponibile al dialogo con i cittadini da lui ritenuti “scomodi”.

   L’assessore Iarlori parla poi di “insulti e diffamazioni” da me perpetrati, a livello giornalistico, nei confronti suoi e dell’Amministrazione comunale. Basta leggere tutti i miei articoli per rendersi conto che il prof. Iarlori probabilmente confonde l’insulto e la diffamazione con le opinioni e le battute spiritose. Casomai le offese nei miei confronti si leggono proprio al termine della mail dell’assessore alla cultura e alla pubblica istruzione, che mette in dubbio la mia capacità di saper “leggere le carte”. Ma di quali carte parla il prof. Iarlori? Magari glielo chiederò, se vorrà dirmelo, in una futura conferenza stampa…        

Vito Sbrocchi